Nuovi materiali sostenibili: come trasformare i rifiuti in Plasma Rock
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Nuovi materiali sostenibili: come trasformare i rifiuti in Plasma Rock

Montagne di rifiuti stanno invadendo il nostro pianeta e presto potrebbe non esserci più posto per noi. Nell’attesa di colonizzare anche lo spazio con immondizia e scarti di vario genere, in molti si stanno muovendo per trovare soluzioni alternative. Si parla, soprattutto, di biomateriali, di oggetti realizzati con prodotti biologici come alghe, funghi e foglie. Ma non solo, è possibile anche realizzare materiali per l’edilizia, andando a recuperare gli scarti direttamente nei cantieri. L’utilizzo di nuovi materiali sostenibili sta prendendo piede perché potrebbe rappresentare l’unica forma di smaltimento di questa enorme quantità di rifiuti.

I rifiuti diventano Plasma Rock

Viviamo in una epoca geologica denominata Antropocene. Il termine, coniato negli anni ’80, indica una fase storica in cui è l’uomo a determinare con le proprie azioni le principali trasformazioni del pianeta, climatiche, strutturali e territoriali. Il riscaldamento globale è responsabilità dell’uomo così come l’accumulo nelle discariche di quantità gigantesche di rifiuti. Ben consapevole di tale situazione, la designer olandese Inge Sluijs si sta dando da fare per limitare l’inquinamento ambientale, trasformando i rifiuti in qualcosa di riutilizzabile. Fra i nuovi materiali sostenibili in circolazione, oggi vi parliamo di Plasma Rock, un composto ultraresistente, ottenuto tramite un processo chimico che prende il via dal riciclo dell’immondizia.

Nuovi materiali sostenibili: come si ottiene il Plasma Rock?

L’idea di Inge Sluijs muove dalla consapevolezza di una condizione davvero critica del pianeta. La presenza di discariche è ampiamente diffusa e persino in molte zone costiere il livello di inquinamento è altissimo. È proprio dalla spiaggia di East Tilbury, nella regione inglese dell’Essex, che parte il viaggio della designer olandese, con un video che mostra le fasi principali della realizzazione del Plasma Rock. Comincia tutto con le immagini di una spiaggia piena di rifiuti per arrivare alla realizzazione di un materiale adatto a molteplici utilizzi. Il processo di produzione del Plasma Rock è abbastanza complesso. Una volta raccolta la quantità necessaria di immondizia, viene messa sopra un nastro trasportatore che la porta fino al gassificatore. All’interno, sfruttando una temperatura prossima agli 800 gradi, la materia solida si trasforma in gas. Da qui passa in un’altra camera in cui la temperatura viene portata fino a 1500 gradi e contemporaneamente viene soffiato dentro il plasma. Stiamo parlando di un gas ionizzato capace di generare dei campi magnetici. È in questa fase che si scatenano le reazioni chimiche atomiche alla base del Plasma Rock, determinate dal calore elevatissimo che scinde in atomi i singoli componenti. A fine processo, una volta raffreddato il tutto, avremo il nuovo materiale roccioso.

Composizione e principali caratteristiche del Plasma Rock

A raffreddamento ultimato quello che ci troveremo davanti è un particolare tipo di roccia dall’aspetto solido e compatto e dalla resistenza elevatissima. Contenente all’interno parti parzialmente vetrificate, il Plasma Rock si compone largamente di silice, ossido di calcio e ossido di alluminio. Sono poi presenti in piccole quantità altri materiali fra cui il titanio, il magnesio, l’ossido di sodio, l’ossido di ferro, il fosfato ed il potassio. Secondo Inge Sluijs, la principale caratteristica del Plasma Rock è il fatto di essere inerte, cioè non è più tossico come l’insieme dei rifiuti che ne rappresentavano il punto di partenza. Si tratta, quindi, di un materiale pulito e sostenibile. È, inoltre, meccanicamente forte, resistente, molto denso e stabile. Secondo i test effettuati fino ad ora, smaltendo 100 chili di rifiuti, è possibile produrre circa 20 chili di Plasma Rock.

Le applicazioni del Plasma Rock

La caratteristica comune a tutti i nuovi materiali sostenibili è la necessità di avere una funzione. Non ha senso, infatti, ottenere un prodotto non inquinante di recupero, se non lo si può usare per scopi utili. Proprio per questo, Inge Sluijs ha deciso di trasformare il Plasma Rock in opere di design. Parliamo, soprattutto di piastrelle e contenitori di vetro decorati col nuovo materiale. Le piastrelle, denominate “Tilbury Tiles” dal luogo di origine della materia prima, vengono prodotte da un’azienda che opera localmente. La realizzazione delle piastrelle passa attraverso la frantumazione del Plasma Rock in piccole parti o in polvere. Si aggiunge poi del liquido per rendere l’impasto lavorabile e, alla fine, viene messo in appositi stampi a riposare. Dopo circa 8 ore ad asciugare, il prodotto finale è pronto. Ogni piastrella è costituita da circa 200 grammi di Plasma Rock, il che equivale a circa un chilo di rifiuti. Da non sottovalutare la loro estrema densità che le rende anche ultraresistenti. Belle e decorabili in molti modi diversi, le “Tilbury Tiles” rappresentano un esempio virtuoso di economia circolare. Acquistando queste piastrelle, potremo inoltre dare un contributo per la pulizia delle zone altamente inquinate che forniscono la materia prima per la loro produzione.