Pernice bianca
Animali

Pernice bianca: dove vive in Italia

Grazie al suo inconfondibile e perfetto mimetismo, la pernice bianca è considerata uno degli esemplari più meravigliosi della fauna alpina del nostro paese, dove vive preferibilmente ad alta quota.

Il suo aspetto, bianchissimo durante la stagione invernale e scuro come la terra in estate, le consente di nascondersi perfettamente nel suo ambiente, costituito da praterie alpine, zone rocciose e impervie, nevaie e vette oltre i 2000 metri.

Riconoscibile per il suo volo elegantissimo costituito da un veloce frullo di ali alternato a scenografiche planate ad ali tese, la pernice bianca viene considerata insieme all’aquila reale una delle specie endemiche più rappresentative delle montagne italiane.

Il suo nome scientifico (Lagopus muta), deriva da un termine greco (lagopus) che significa “piede di lepre” in riferimento all’aspetto delle sue zampe completamente ricoperte di piume e simili a quelle della lepre.

L’aggettivo “muta” si collega invece al canto del maschio, un rauco suono che sembra emesso da un animale muto.

Caratteristiche morfologiche della pernice bianca

La particolarità più discriminante della pernice bianca è costituita dalla capacità di mimetizzarsi a seconda delle stagioni con l’ambiente in cui vive, per riuscire a sfuggire ai suoi predatori naturali come la volpe, l’aquila reale e il corvo imperiale.

Durante l’estate i maschi presentano un colore del piumaggio tendente al marrone/nero, mentre le femmine hanno una livrea rossa.

Con l’arrivo dei primi freddi, entrambi i sessi diventano dapprima grigi per poi trasformarsi in esemplari completamente candidi, e quindi invisibili sulla neve.

Le uniche parti che non subiscono trasformazione cromatica sono le fasce nere intorno all’occhio e al becco.

L’animale è considerato anche un importante indicatore biologico dei cambiamenti climatici e delle modificazioni ambientali che si verificano in alta montagna.

Nonostante il suo perfetto mimetismo, la pernice bianca è infatti scomparsa dalle Prealpi, spinta a quote sempre più elevate a causa degli inverni tiepidi e senza neve.

Negli ultimi quindici anni, questo esemplare ha subito una diminuzione di oltre il 30% proprio a causa dell’innalzamento termico del pianeta.

Comportamento della pernice bianca

La pernice bianca è solita effettuare piccole migrazioni su brevi distanze, abbandonando gli altipiani di nidificazione all’inizio della stagione invernale, per andare a svernare in aree più tiepide.

Maschi e femmine si separano nei mesi freddi per riunirsi con l’arrivo della primavera: è in questo periodo che essi si accoppiano, difendendo vigorosamente il proprio habitat.

Essendo uccelli territoriali, possono effettuare vere e proprie battaglie canore e inseguimenti in volo, caratterizzati dal comportamento del maschio che vola verticalmente fino ad arrivare a notevoli altezze, da cui plana verso terra emettendo tipici suoni gutturali.

L’accoppiamento con le femmine avviene preferibilmente in insenature scavate nelle rocce.

La loro alimentazione è quasi esclusivamente vegetariana e prevede l’aggiunta di insetti, lumache e ragni soltanto durante lo svezzamento dei piccoli.

Fattori responsabili del rischio di estinzione della pernice bianca

Oltre al riscaldamento globale, esistono altri fattori responsabili della progressiva diminuzione del numero di pernici bianche sulle Alpi.

• La riduzione dei pascoli ad alta quota, indispensabili per la nutrizione e la riproduzione dell’animale, è sempre più evidente, soprattutto in seguito alle modificazioni ambientali del territorio.

• Anche il particolare tipo di turismo di massa che, invadendo aree incontaminate e lasciando rifiuti inquinanti, ha contribuito al deterioramento dell’habitat necessario per la sopravvivenza dell’uccello.

• Una causa eliminabile ma non ancora affrontata con adeguata incisività è infine la caccia, poiché la pernice bianca in Italia appartiene ancora alle specie cacciabili sulle Alpi.

Per tutti questi motivi il futuro di questo esemplare è a rischio, con conseguenze estremamente pericolose sull’intero ecosistema.

L’uccello vive non soltanto in Italia, ma anche in tutti i Paesi caratterizzati da un clima rigido e secco, come la tundra artica, il Canada, la Scandinavia, la Groenlandia e la Russia, e zone di alta montagna di Spagna e Svizzera.

Tutte le popolazioni autoctone sono note per mostrare grandi fluttuazioni con periodi della durata di dieci anni, che corrispondono al loro ciclo vitale.