produzione di vino e cambiamento climatico
Agricoltura

La produzione di vino e il cambiamento climatico

La produzione italiana di vino nel 2021 è stata complessivamente di 44,5 milioni di ettolitri, con un calo del 9% rispetto ai 48 milioni di ettolitri del 2020. Le anomalie meteorologiche che si sono succedute tra inverno ed estate hanno quindi compromesso l’annata, pur permettendo all’Italia di mantenere il proprio primato. A pagare il prezzo di queste stagioni impazzite è infatti stata soprattutto la Francia: l’andamento climatico avverso ha penalizzato in modo pesante la produzione vinicola francese, che sarebbe inferiore del 29% rispetto all’anno precedente. Di certo non è stata una sorpresa: già in aprile il ministro francese dell’agricoltura Julien Denormandie, commentando la situazione climatica di quei mesi, aveva parlato della “più grande catastrofe agricola del 21° secolo”. A compromettere il raccolto francese sono state le gelate primaverili, le quale hanno poi lasciato posto alle abbondanti piogge estive. Ma anche gli altri Paesi hanno vissuto importanti disagi: si pensi alle inondazioni che hanno messo in ginocchio la Germania, alla siccità in California e alle ondate di calore che hanno interessato l’Europa mediterranea. Tutto questo è, in buona parte, il frutto dei cambiamenti climatici in corso, i quali come è noto sono destinati ad aumentare: quali saranno le conseguenze per il settore vinicolo?

Produzione di vino e cambiamento climatico: le stime per il futuro

Il settore enologico è tra quelli maggiormente colpiti dal cambiamento climatico. Si sa peraltro che ogni annata, quando si parla di vino, è un fatto a sé stante: basta riandare con la mente al 2017, annus horribilis per il vino italiano, a causa delle gelate di aprile e della siccità estiva. Ciononostante, guardando gli andamenti degli ultimi decenni, è possibile vedere in modo chiaro quanto il continuo aumento delle temperature abbia influenzato il settore. La conseguenza diretta è stata quella di portare i coltivatori a spostare la vite: per trovare le medesime condizioni di cent’anni fa è oggi necessario alzarsi a livello di altitudine se non a volte a livello di latitudine, andando a posizionare vigneti lì dove un tempo sarebbe stato assolutamente impensabile.
Ma di certo non è possibile spostare intere regioni vitivinicole. E sta qui uno dei tanti drammi del cambiamento climatico: stando alle stime dell’Institut National de la Recherche Agronomique, nel caso in cui entro il 2050 dovessimo conoscere un incremento delle temperatura di 2 gradi, vedremmo scomparire il 56% delle regioni vitivinicole attuali. Guardando ancora più lontano, e immaginando un futuro terribile con un aumento di 4 gradi, a scomparire sarebbe l’85% delle regioni vitivinicole. Quello, va detto, sarebbe un pianeta devastato dal cambiamento climatico, in cui il venir meno del settore enologico costituirebbe certamente un problema importante, ma non prioritario.

Tradizione e innovazione

Cosa è possibile fare per salvare il settore vitivinicolo, e per salvaguardare quelle regioni famose in tutto il mondo per la produzione di vini pregiati? Pensiamo alla regione di Bordeaux, in Francia, alla Napa Valley, in California, a Stellenbosch, in Sudafrica, ma anche alle Langhe, alla Franciacorta, alla Valpolicella, al Trentino, alla Toscana e alla Sicilia. Di certo è fondamentale frenare i cambiamenti climatici, tagliando immediatamente le emissioni di gas serra. Potrebbe però non essere sufficiente. Occorre quindi che il settore vinicolo si rinnovi, per poter affrontare queste sfide con gli strumenti giusti e le tecniche più idonee. É però noto che, soprattutto alcune aree con una forte tradizione alle proprie spalle, brillano proprio per l’attaccamento al passato, e non per la capacità di rinnovarsi. Del resto la fortuna di regioni come il Bordeaux è proprio quella di essere state in grado di mantenere il medesimo terroir, di replicare anno dopo anno dei vini apprezzati a livello mondiale. Altre zone potrebbero invece essere più propense al cambiamento: si pensi alla California, la cui storia vinicola è decisamente più breve e già di per sé più ricca di innovazioni.