rapporto tra crescita demografica e cambiamento climatico
Cambiamento climatico

Il rapporto tra crescita demografica e cambiamento climatico

La popolazione mondiale continua a crescere, seppure con dei tassi inferiori rispetto a quelli dei decenni scorsi: nel 2020, per esempio, si è scesi sotto l’1% annuo, per la prima volta dal 1950 (quando sulla Terra c’erano appena 2,5 miliardi di persone). Come è noto l’Onu ha dichiarato il superamento degli 8 miliardi di abitanti sul pianeta lo scorso novembre, passaggio che è stato definito come “un’importante pietra miliare nello sviluppo umano” nonché un monito “sulla responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta”. Di certo, questo aumento senza precedenti della popolazione pone tante sfide diverse, a partire da quelle ambientali: per questo motivo sono in forte aumento gli studi tesi ad analizzare il rapporto tra crescita demografica e cambiamento climatico.

Il rapporto tra crescita demografica e cambiamento climatico

Per capire il rapporto tra crescita demografica e cambiamento climatico è prima di tutto essenziale sapere che la distribuzione della popolazione sulla Terra è tutt’altro che equa e omogenea, con oltre il 50% degli abitanti che si trovano in un solo continente, ovvero in Asia. Allo stesso tempo, nemmeno le emissioni di gas serra sono equamente distribuite. Tutt’altro: si stima che la metà delle emissioni di gas a effetto serra sia prodotta dal 10% degli abitanti della Terra, corrispondente alla fetta più ricca della popolazione mondiale. Guardando dall’altra parte della classifica dei redditi si scopre invece che il 50% inferiore è responsabile invece solamente del 12% circa delle emissioni nocive.

Il rapporto tra crescita demografica e cambiamento climatico, già da queste basi, non si presenta abitato da distribuzioni lineari e da facili semplificazioni, tutt’altro. Anche perché, peraltro, bisogna sottolineare il fatto che nemmeno i cambiamenti climatici si stanno manifestando allo stesso modo nelle diverse aree del pianeta. Molto spesso sono proprio i Paesi meno sviluppati – nella maggior parte dei casi con una crescita demografica più alta e con emissioni di gas serra minori – a essere maggiormente colpiti dalle conseguenze del climate change.

Come la demografia influenza i cambiamenti climatici

A partire da queste basi si capisce quanto possa essere interessante approfondire ulteriormente il rapporto tra crescita demografica e cambiamento climatico, cosa che stanno facendo al Joint Research Centre (JRC) di Ispra, in Lombardia, considerato uno dei più importanti centri di ricerca europei. Pochi giorni fa il centro sostenuto dalla Commissione Europea ha reso pubblico il report Demography and climate change, volto per l’appunto a comprendere come le dinamiche demografiche possano avere ricadute sul clima, e come studiando la popolazione sia possibile formulare politiche più efficaci sul fronte della mitigazione delle trasformazioni climatiche.

Tra le premesse che sono state fatte alla presentazione dello studio c’è il fatto che, stando alle stime su natalità e mortalità, nell’ultimo quarto di secolo la popolazione globale dovrebbe smettere di aumentare, e iniziare anzi a calare. In Italia per esempio la curva è già discendente; ma cosa accadrà nei prossimi anni in paesi come il Niger, dove il tasso di fertilità nel 2021 era pari a 6,8 figli per donna (seppur in calo)?

Si capisce quindi che molto dipende dal momento in cui i Paesi in via di sviluppo passeranno dall’alta alla bassa fertilità, nonché dall’evoluzione dell’aspettativa di vita. Non va inoltre dimenticato un terzo fattore, ovvero la presenza di Paesi in cui i tassi di fertilità sono già oggi molto bassi (come la Corea del Sud, dove si parla di 0,8 figli per donna).

L’aumento dell’aspettativa di vita è un elemento particolarmente importante, soprattutto pensando, come sottolineato nello studio JRC, che le persone anziane tendono a creare maggiori emissioni. Nei prossimi anni, si stima, più del 40% delle emissioni sarà da ricondurre agli over 65.