SALVAGUARDIA DELFINI
Animali

Salvaguardia delfini, un’altra strage scoperta da Sea Shepherd

A distanza di pochi giorni dalla Giornata Internazionale dell’Amore per i Delfini, tenutasi il 14 febbraio, Sea Shepherd ha rinvenuto le carcasse di 11 delfini morti, nel corso del Mare di Cortez in Messico. Due di questi esemplari che fluttuavano tra la MV Sam Simon e la Farley Mowat nelle acque del Mare di Cortez, denuncia l’associazione giapponese, presentavano segni di morte violenta, con tracce evidenti di ferite da taglio o pinne brutalmente mozzate dai pescatori per rimuoverli velocemente dalle loro reti.

Salvaguardia delfini, l’effetto devastante della pesca illegale

Questo è soltanto l’ultimo dei massacri scoperti dalla ong per la salvaguardia delfini. Nel corso dell’operazione Milagro III, la Mv Sam Simon ha recuperato, soltanto nell’ultimo mese, 22 reti da pesca illegale, nelle acque del Messico. Queste pericolosissime reti intrappolano molti animali marini, tra i quali certamente alcuni, se non tutti, degli undici delfini privi di vita rinvenuti da Sea Shepherd. In questi casi l’associazione avverte la PROFEPA, l’agenzia governativa messicana per la protezione ambientale, che si avvale di questi dati per capire l’effetto devastante della pesca illegale sulla fauna selvatica in quest’area.

Sea Shepherd Conservation Society, l’associazione per la salvaguardia delfini più agguerrita del mondo

La Sea Shepherd Conservation Society (SSCS) è stata fondata nel 1977 dal Capitano Paul Watson, cofondatore di Greenpeace. La missione dell’associazione protezionista per la difesa degli animali marini più agguerrita del mondo è quella di contrastare la distruzione degli habitat e lo sfruttamento della fauna e flora marina negli oceani al fine di “difendere, conservare, proteggere” la vita degli animali. La Sea Shepherd, grazie alle sue navi, perlustra i mari investigando, documentando e agendo, quando necessario, denunciando e contrastando in modo diretto le attività illegali che vengono scoperte. Non sono rari i casi in cui l’associazione, per difendere la propria causa, si è trovata ad affondare e sabotare le navi ritenute colpevoli della violazione di norme internazionali di pesca e caccia marina.

Non solo delfini

Le battaglie dell’associazione non riguardano soltanto la salvaguardia delfini ma anche interventi contro la caccia illegale alle balene, il taglio delle pinne degli squali (tecnica di pesca nota come “shark finning”), la caccia di frodo delle tartarughe, e altro ancora.

333 balene morte

Sul fronte delle balene, lo scorso 31 marzo Sea Shepherd ha rinvenuto nell’Oceano Antartico 333 balenottere minori morte.

“Eravamo consapevoli delle sfide fin dall’inizio della nostra campagna per la lotta alla pesca illegale in quest’area- si legge sul sito dell’associazione- Il raddoppio della zona di caccia alla balena ha rallentato e in qualche caso impedito il nostro intervento, come ci aspettavamo, ma abbiamo fatto del nostro meglio. E, come sempre, lo abbiamo fatto da soli”.

Pinne di squalo commercializzate illegalmente

Un’altra delle battaglie portate avanti da Sea Shepherd è quella contro il commercio illegale delle pinne di squalo. Nonostante i bandi e i divieti, una recente indagine condotta per tre mesi dall’ong ha appurato che una gran parte delle spedizioni di pinne di squalo stanno ancora arrivando clandestinamente ad Hong Kong, su container con etichette false o generiche.
Monitorando gli accessi al porto di Hong Kong è emerso che, per eludere i controlli, molti trasportatori scelgono la strada delle dichiarazioni false o ‘camuffate’: le pinne di squalo vengo nascoste sotto categorie generiche quali “prodotti ittici”, “prodotti ittici essiccati”, “merci essiccate” o “prodotti marini essiccati”, il tutto per evitare che siano scoperte.
L’indagine ha documentato l’arrivo di grandi spedizioni da parte di vettori che avevano aderito alla messa al bando del trasporto di pinne di squalo, come Virgin, Maersk e Cathay Pacific. Dopo che sono state fornite loro le prove, le multinazionali hanno scelto di lavorare in stretta collaborazione con l’associazione per risolvere il problema.

“È in corso una completa revisione delle loro procedure di imbarco e dei meccanismi di allerta, per aiutarli ad applicare i loro bandi”, ha riferito Gary Stokes di Sea Shepherd.