Tessuti ecosostenibili
Green economy

Tessuti ecosostenibili: che cosa sono?

Il concetto di moda green ed eco-friendly è sempre più centrale. Ma da dove si deve partire per capire se un certo capo d’abbigliamento si può effettivamente definire come sostenibile a livello ambientale? Il primo elemento da prendere in considerazione è ovviamente il tessuto, ovvero il materiale con cui quel prodotto è stato realizzato. Come viene prodotta o coltivata quella materia prima? Quali trattamenti sono stati necessari per portarla sul mercato? Come potrà essere smaltita o recuperata quella materia? Risulta quindi fondamentale capire cosa sono i tessuti ecosostenibili e come riconoscerli.

Perché è importante parlare di tessuti ecosostenibili?

Imparare a conoscere, ad apprezzare e a privilegiare i tessuti ecosostenibili nelle proprie scelte d’acquisto è molto importante, per il semplice fatto che il mondo del tessile può essere molto inquinante. Pensiamo a una normale maglietta. Ebbene, se non prodotta in modo sostenibile – il che vale per la maggior parte delle T-shirt presenti in commercio – quella maglietta per arrivare in negozio richiede mediamente 2.700 litri d’acqua. Non si parla solo di spreco idrico: vanno tenute in considerazione anche le emissioni di anidride carbonica, l’uso di fibre e di coloranti di sintesi, e vai dicendo. L’impatto ambientale del tessile è quindi enorme, e può diventare ancora più grande: si stima infatti che la produzione mondiale di indumenti possa crescere di oltre il 60% entro il 2030. In uno scenario in cui il cambiamento climatico incombe e le risorse idriche sono via via sempre più scarse, scegliere dei tessuti ecosostenibili è un obbligo.

Quali sono i tessuti ecosostenibili

E di certo di esempi di tessuti ecosostenibili non ne mancano. Prima di elencare le varie materie prime, però, vale la pena sottolineare che anche il tessuto più naturale, se trattato con delle sostanze tossiche, perde immediatamente la sua sostenibilità. Potremmo quindi dire anche che ogni tessuto naturale e vegetale è potenzialmente sostenibile. Si pensi al cotone: se prodotto senza l’uso di pesticidi, può essere assolutamente un tessuto eco-friendly. Lo stesso discorso vale anche per il lino, per la canapa, per la juta, per la seta e per la lana. E anche per tessuti molto meno diffusi, come il cocco, l’agave, il kapol, l’ananas, il ramié, la ginestra. Si tratta in tutti i casi di tessuti prodotti a partire da fonti rinnovabili. Tra i tessuti ecosostenibili è possibile inserire anche il cashmere, in quanto naturale, non OGM, senza l’uso di sostanze tossiche; e anche il bambù, in quanto non OGM e biodegradabile, e che può essere lavorato senza l’uso di sostanze tossiche.

Ci sono poi dei prodotti tessili ecosostenibili che vengono prodotti artificialmente a partire dalla cellulosa degli alberi o da degli scarti, come la viscosa, l’acetato e il triacetato. Una novità degli ultimi anni è il lyocell, prodotto anch’esso dalla cellulosa, ma attraverso un processo decisamente più pulito.

Quali sono i tessuti non eco-friendly

Purtroppo è lunga anche la lista dei tessuti non ecosostenibili presenti sul mercato. Si parla anche di tessuti potenzialmente eco-friendly ma che non sono stati prodotti come tale, a partire per l’appunto dal cotone proveniente da colture che usano enormi quantità di pesticidi. E ci sono poi i materiali come l’acrilico, il poliestere, il nylon, il lycra. Quest’ultimo gruppo è costituito da tessuti poco o per nulla biodegradabili, legati per altro alla dispersione di sostanze chimiche nocive.

Va peraltro detto che, da un certo punto di vista, anche i tessuto non naturali e non originariamente sostenibili possono diventare tali una volta riciclati. Si pensi a degli indumenti o a delle scarpe realizzati con del nylon proveniente da delle reti da pesca.