Vigneti dell'Oltrepò pavese (foto: www.oltrexpo.com)
Agricoltura

La truffa del vino doc

UN DANNO PER IL SISTEMA. Veniva spacciato e venduto come pregiato Pinot grigio dell’Oltrepò Pavese ma si trattava di vinaccio prodotto con uva scadente. Questa è solo una delle tante maxi truffe che riguardano ogni anno prodotti Doc e Docg, dunque classificati con un marchio di qualità, scoperte e fermate dal Corpo Forestale. In questo caso il vino sequestrato lo scorso novembre non era un prodotto nocivo per la salute, come invece accaduto in altri casi, tanto che oggi il Tribunale del riesame dopo mesi di sequestro per le dovute analisi, ha comunque deciso di rimetterne una parte sul mercato. Si tratta invece di un’ingente truffa commerciale da 20 milioni di euro, che ha coinvolto la Cantina Terre d’Oltrepò, la più grande coop vinicola lombarda che ogni anno trasforma mezzo milione di quintali di uva in vino. Le indagini coinvolgono le annate a partire dal 2010 al 2014, tanto che quest’anno, a pochi giorni dall’inizio della vendemmia, molti non sanno ancora bene cosa accadrà alla raccolta del 2015 a causa della sfiducia del mercato.

ANNO ZERO. La truffa è emersa grazie a delle analisi effettuate sul vino. Tra quello esaminato e quanto dichiarato nei cartelli apposti ai vasi vinari all’epoca dei prelievi, è emersa una discrepanza sia per l’annata di riferimento, diversa da quella dichiarata, sia per l’alta concentrazione di acqua nel vino e per l’utilizzo di zucchero di canna. L’azienda incriminata avrebbe cercato di mettere in commercio vino Pinot grigio a Indicazione Geografica Protetta Provincia di Pavia proveniente da uve o mosto prodotti da vigneti fuori dalla provincia di Pavia, quindi, di minor pregio rispetto a quanto riportato in etichetta. Dopo questa vicenda dal Consorzio è arrivata la promessa di una riforma: «Alla fine di queste vicende l’Oltrepò non sarà più lo stesso: siamo all’anno zero» ha dichiarato il neo presidente Michele Rossetti. «Per fondare una nuova denominazione allargheremo i lavori del Cda alle associazioni agricole, al Distretto e a tutti gli attori della filiera. Rivedremo i disciplinari di produzione e cercheremo nuovi modelli d’impresa».jpg