Nestlé, acqua minerale contaminata: PFAS, batteri e pesticidi
Qualche giorno fa avevamo parlato di come in Italia il 99% dell’acqua del rubinetto fosse assolutamente sicura, così da rendere in larga parte insensato il tanto diffuso acquisto di acqua in bottiglia. È noto che il nostro è il primo Paese in Europa e il secondo a livello mondiale per il numero di litri di acqua imbottigliata consumata. Sono infatti tanti i consumatori – quasi 1 famiglia italiana su 3 – che non si fidano dell’acqua che esce dai rubinetti di casa, preferendo rifugiarsi verso la più sicura acqua in bottiglia acquistabile al supermercato. Ma siamo davvero sicuri che quelle bottiglie siano più salubri? È ormai arcinoto quanto risulti inquinante la produzione delle bottiglie di plastica, e a rendere meno attrattivo il loro acquisto sono arrivate negli ultimi mesi delle notizie sconcertanti dalla Francia: la Nestlé avrebbe infatti messo in commercio per anni acqua minerale contaminata.
L’acqua minerale contaminata dei pozzi Nestlé
In Francia questo caso è sulle prime pagine dei quotidiani ormai da alcuni mesi, man a mano che le indagini avanzano scoprendo nuovi dettagli sconcertanti. In estrema sintesi, è possibile dire che dei produttori del gruppo Nestlé hanno messo in commercio per lungo tempo dell’acqua minerale contaminata, imbottigliando quanto raccolto da pozzi macchiati da PFAS, da feci, da pesticidi e da batteri di Escherichia Coli. La notizia è stata rimbalzata e approfondita su diversi giornali di punta del Paese, da Le Monde a France Info. Secondo un reportage di Mediapart, peraltro, la vendita di acqua minerale contaminata non sarebbe né un caso isolato, né un caso recente: si è infatti scoperto che la Nestlé ha estratto acqua da dei pozzi in modo illegale per ben 27 anni. Si parla di volumi enormi, stimati in 19 miliardi di litri tra il 1999 e il 2019.
Cosa è accaduto in Francia
Mettiamo insieme le informazioni certe. I marchi del gruppo Nestlé incriminati di presentare sugli scaffali dei supermercati dell’acqua minerale contaminata sono due, ovvero Vittel e Perrier. Va però detto che ci sono diverse altre aziende francesi imbottigliatrici d’acqua che sono nell’occhio del ciclone, in un processo di smascheramento che procede peraltro da anni: già nel 2019 alcune analisi effettuate sulle fonto del gruppo Alma avevano mostrato trattamenti non autorizzati, microfiltrazioni insufficienti e persino acque vendute come minerali o di sorgente e in realtà miscelate con acqua di rubinetto.
Ma restiamo sul caso Nestlé: di fatto le accuse si possono di dividere in due gruppi. Prima di tutto, si parla di acqua minerale contaminata perché il gruppo avrebbe utilizzato a lungo pozzi che risultano inquinati da PFAS, da resti di feci, da pesticidi e da Escherichia Coli. Questo non dovrebbe assolutamente accadere, poiché la normativa europea sottolinea come l’acqua minerale naturale debba provenire da una falda sotterranea caratterizzata da “purezza originaria”, e quindi in assenza di contaminazioni. Non è tutto qui: oltre ad aver usato delle fonti contaminate, il gruppo Nestlé avrebbe anche utilizzato filtri non autorizzati, impiego che sarebbe iniziato già nel 2020.
Conti alla mano, la frode portata avanti dalle aziende del gruppo Nestlé raggiungerebbe un valore stimato di circa 3 miliardi di euro, visto il lungo periodo di vendita dell’acqua minerale contaminata.
Questo non vuol certo dire che qualsiasi acqua in bottiglia risulti contaminata: è però utile per dimostrare ancora una volta che non ha senso ricorrere all’acqua in bottiglia alla ricerca di una maggior sicurezza e salubrità, nella consapevolezza che nella stragrande maggioranza dei casi l’acqua che scorre nei nostri rubinetti è assolutamente sicura.
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