Al via la cattura della CO2 in Italia: il primo impianto a Ravenna
Inquinamento

Al via la cattura della CO2 in Italia: il primo impianto a Ravenna

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta la Riviera Romagnola subì una profondissima trasformazione: la costa andò popolandosi di alberghi, palazzine e perfino grattacieli, tra Rimini, Milano Marittima e Cesenatico. Ma attenzione, le costruzioni non interessarono solo l’ultimo lembo di terra: in quegli stessi anni anche il mare che bagnava quella costa fu oggetto di diverse imponenti edificazioni, con il moltiplicarsi delle piattaforme petrolifere romagnole. Ma cosa fare dei siti esauriti? Uno di questi diventerà a breve il primo impianto per la cattura della CO2 in Italia: dietro all’ambizioso progetto c’è una joint venture di Eni e Snam, che propongono l’impianto come il polo italiano per la decarbonizzazione dell’industria energivora.

Il primo impianto per la cattura della CO2 in Italia, a Ravenna

Vediamo un po’ come funzionerà il primo impianto per la cattura della CO2 in Italia, che comporterà un investimento totale di circa 1,5 miliardi di euro. L’anidride carbonica in questione sarà quella che viene prodotta ogni giorno dalla centrale di Eni di trattamento del gas naturale di Casalborsetti, che si trova nel comune di Ravenna. Si stima che questo impianto attualmente produca 25 mila tonnellate di CO2 all’anno. Qui dunque l’anidride carbonica verrà catturata, per poi essere inviata fino alla piattaforma offshore di Porto Corsini Mare Ovest. Ma come avverrà questo trasferimento? L’anidride carbonica correrà lungo quelle stesse tubature che trasportavano il gas, e che ora possono essere rivestite per un utilizzo di tutt’altro tipo. Una volte giunta a destinazione, e quindi alla piattaforma, la CO2 verrà iniettata a circa 3.000 metri di profondità, nello spazio libero del giacimento esaurito di gas.

La grande efficienza dell’impianto

Si stima che, una volta attivo, il primo impianto per la cattura della CO2 in Italia riuscirà ad abbattere oltre il 90% – con punte fino al 96% – dell’anidride carbonica in uscita dalla Centrale Enel. Si parla, va sottolineato, di una concentrazione di carbonio al di sotto del 3%, a pressione atmosferica, e quindi di quelle che gli esperti riconoscono come le condizioni più severe attualmente riscontrabili dal punto di vista industriale. Nessun impianto attivo a livello globale riesce a garantire un livello simile di efficienza. Non va inoltre trascurato il fatto che l’impianto di Ravenna per la cattura dell’anidride carbonica sarà alimentato con elettricità da fonti rinnovabili, così da non immettere a sua volta gas a effetto serra nell’atmosfera.

Il passo successivo

Come sottolineato più volte in passato, la cattura dell’anidride carbonica è una tecnologia che non deve essere in nessun caso intesa come “scusa” per continuare a inquinare. In questo senso, il suo ruolo deve essere quello di abbattere le emissioni legate a delle attività energivore ma non elettrificabili, cosa che concorrerà a fare anche il primo impianto per la cattura della CO2 in Italia.

Vale la pena sottolineare che è prevista anche una fase 2, per arrivare a stoccare fino a 4 milioni di tonnellate di anidride carbonica entro il 2030, così da poter rispettare gli obiettivi indicati nel Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima). Guardando alla complessità dei giacimenti di gas esauriti nell’Atlantico, si stima che sia possibile arrivare a immagazzinare fino a 16 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Come spiegato da Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, “stiamo affrontando la complessità della transizione energetica con concretezza e determinazione, accrescendo e valorizzando le soluzioni a nostra disposizione per decarbonizzare le nostre attività e i vari ambiti dei sistemi economici e industriali. Dalle rinnovabili ai biocarburanti, dalla CCS alla chimica sostenibile, siamo impegnati a fornire ai nostri clienti una varietà di soluzioni con costante attenzione alla competitività economica e alla domanda reale di chi l’energia la deve utilizzare per lavorare e produrre”