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Agricoltura

Agricoltura: nutrire il pianeta o distruggere il pianeta?

La campagna rappresenta i polmoni della vita moderna. Disintossica dallo smog della città, purifica delle tossine dell’ufficio e ci fa dimenticare il rumore assordante del traffico. Niente di più rilassante e piacevole che sentirsi completamente immersi nella natura, in un mondo dai ritmi più lenti, in cui tutto è sano e naturale.

O, almeno, così dovrebbe essere…

A far sorgere questo dubbio atroce non sono le compagnie del tabacco o le multinazionali petrolifere, bensì (udite udite) WWF Italia, che ad Expo ha da poco presentato un rapporto, Il clima nel piatto, curato dal direttore scientifico Gianfranco Bologna e dalla responsabile sostenibilità Eva Alessi, nel quale si denunciano gli immensi danni che l’agricoltura sta causando all’ambiente.

E non sono problemi di poco conto. Secondo il documento, oltre un terzo dei gas serra è prodotto dall’agricoltura (se ve lo state chiedendo, i gas serra sono proprio quelli considerati responsabili dell’omonimo effetto e dunque del riscaldamento globale, che non è quindi provocato solo dalle automobili e dalle caldaie delle case, come di solito sostengono alcuni ambientalisti poco aggiornati).

Come se non bastasse, dentro quel 35%, circa la metà (il 18%) arriva dagli allevamenti. Questa volta non sono le emissioni delle macchine il problema, ma quelle provocate delle mucche. Tanto per citare qualche altro dato: è coltivato il 38% delle terre emerse, che sarebbe come dire che i campi occupano uno spazio 60 volte maggiore di strade ed edifici (eppure, ancora una volta, alcune sigle ecologiste danno sempre la colpa del consumo di territorio all’edilizia residenziale e industriale, nonché a infrastrutture come strade e ferrovie).

Insomma, la moderna agricoltura di massa ha un cuore nero che purtroppo è poco conosciuto.

Siamo tutti convinti che non ci sia niente di più naturale e sano di un bel campo di grano o di un allevamento di simpatiche mucche pezzate, ma le cose non stanno affatto così. Come ho già scritto su Gocce di Verità, l’agricoltura ha un forte impatto sull’ambiente e sul territorio, anche solo in termini di pesticidi e fertilizzanti che penetrano nel suolo, da lì nelle falde acquifere e, successivamente, finiscono a inquinare il nostro bel mare.

Eppure le associazioni verdi non sono sempre così severe con le aziende agricole. Sembra quasi il gioco dei due pesi e due misure.

Contro le imprese che si occupano di edilizia, infrastrutture o, meglio ancora, energia, abbiamo assistito a manifestazioni di tutti i tipi: girotondi, passeggiate in spiaggia e cortei di piazza con slogan al vetriolo.

Eppure, almeno io, non ho mai visto una manifestazione contro un’azienda agricola.

Agricoltura vs. industria: chi inquina di più?

A questo punto, mi chiedo e vi chiedo: chi inquina di più l’ambiente, un impianto industriale, come potrebbe essere una fabbrica di ferro o una piattaforma petrolifera che occupa una porzione minuscola di territorio ed è super-controllata e dotata – per legge – di tecnologie all’avanguardia per minimizzare il rischio di incidenti e l’impatto sull’ambiente, oppure un’azienda che occupa ettari ed ettari di suolo con coltivazioni intensive o allevamenti dall’enorme impatto sull’ambiente, che il più delle volte vengono gestiti da cittadini privati che non hanno grandi vincoli legali?

Basta qualche numero per rendersene conto: per produrre un chilo di carne bovina (una buona e succulenta fiorentina!) servono ben 15mila litri d’acqua! E il consumo di carne è aumentato nel mondo del 15% solo negli ultimi vent’anni. Basta questo dato per fotografare la dimensione del problema.

Sono gli stessi ambientalisti a lanciare l’allarme: «Dall’ultima era glaciale – dice lo studio del WWF – nessun altro fattore sembra aver avuto un impatto tanto distruttivo sugli ecosistemi». E non solo. Considerato il grave impatto della moderna agricoltura sugli ecosistemi e i conseguenti cambiamenti climatici, «la lotta contro la fame tornerà indietro di decenni». Siamo al punto in cui invece di “nutrire il pianeta”, come dice lo slogan di Expo, l’agricoltura finirà per renderlo sempre più “affamato”, se si procede con questi ritmi.

Sarebbe utile pensare a questi aspetti la prossima volta che al ristorante ordineremo una bistecca. Ma soprattutto, ciò potrebbe servire a discolpare alcuni comparti industriali, come quello degli idrocarburi o del ferro, da tutte le accuse che gli vengono solitamente rivolte.

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