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Architettura energetica: 3 obiettivi da raggiungere per un futuro energetico sicuro

Cinque anni fa, durante il World Economic Forum di Davos era già evidente che ci si stesse preparando a forti cambiamenti nella politica energetica. Ne erano convinte le più grandi compagnie energetiche mondiali e i leader politici che proprio in occasione del Forum avevano ribadito la convinzione che nell’arco di un decennio i sistemi energetici avrebbero assistito a una trasformazione radicale. A che punto siamo sul fronte di architettura energetica globale?

I dati del Global Energy Architecture Performance Index Report 2017

Il mondo appare chiaramente nelle mani di una transizione energetica in corso e che sta raccogliendo lo slancio di alcuni cambiamenti strutturali che si stanno verificando nei sistemi energetici globali. Gli ultimi dati del Global Energy Architecture Performance Index Report 2017 mostrano come alcuni paesi stiano guidando il processo di transizione energetica mentre altri si stiano preparando a sfidarli, come quelli evidenziati nel grafico sottostante.


Sono ancora molti tuttavia i paesi che stanno ancora lottando per superare le complesse sfide nella gestione dei numerosi compromessi connessi con la creazione di un sistema energetico equilibrato su ogni lato del triangolo energetico: produrre energia sicura, sostenibile e a prezzi accessibili.

Architettura energetica mondiale, tre principi da seguire per migliorarla

Il report di quest’anno illustra alcuni importanti principi per la governance del settore energetico che si rivelano efficaci nello sviluppo di un’architettura energetica capace di rispondere alle evoluzioni in atto. Aldilà di questi principi restano ad ogni modo tre considerazioni fondamentali che dovrebbero essere considerate per assicurarsi di procedere nella giusta direzione, posto il fatto che non esista un approccio unico e che ciascun paese dovrebbe essere in grado di delineare il proprio percorso di sviluppo in base alle proprie peculiarità.

1) Migliorare la resilienza del sistema energetico attraverso una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento

La sicurezza energetica è maggiormente legata al concetto di resilienza che a quello di indipendenza. Uno dei passaggi più importanti per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento consiste nello stabilizzare fonti energetiche che sono per loro natura vulnerabili, perché diverse e disperse. Non esistono più paesi limitati da una mancanza di idrocarburi o da condizioni geografiche inadatte per l’energia idroelettrica. I costi delle tecnologie rinnovabili sono inoltre diminuiti enormemente negli ultimi anni, consentendo lo sfruttamento delle risorse naturali che ogni Paese ha, come il sole e il vento. L’Uruguay è dei paesi che ha mostrato quest’anno i progressi più forti rispetto al benchmark dell’EAPI del 2009, passando dalla 15esima posizione alla decima. Gran parte dei risultati raggiunti dipendono da un aumento esponenziale della capacità installata di energia solare ed eolica.

2) Rispettare gli Intended Nationally Determined Contributions (INDC) assunti a COP21

Le emissioni di carbonio da combustibili fossili mostrano dei segni di picco potenziale a causa dell’aumento dell’efficienza energetica e del rallentamento della crescita dei mercati emergenti. Tuttavia resterà da vedere se questo rallentamento continuerà per molto tempo e soprattutto come la situazione evolverà quando si assisterà a un’attesa e sperata ripresa economica e ristabilizzazione della situazione politica.
La lieve riduzione delle emissioni che si sta registrando non sarà ad ogni modo sufficiente a limitare l’aumento della temperatura a livello globale sotto a 1,5°C, come è stato stabilito alla Cop21 e saranno necessarie molto probabilmente ulteriori misure correttive. Resta fondamentale l’impegno che i 148 paesi si sono assunti nel rispetto dei cosiddetti Intended Nationally Determined Contribution (INDC), ovvero “offerte” volontarie di contribuzione alla lotta ai cambiamenti climatici nelle sue diverse espressioni (mitigazione, adattamento, scambi tecnologici, finanza).
L’aumento sostanziale dell’efficienza energetica avrà un effetto positivo sulla crescita economica e lo sviluppo, attraverso una diminuzione dell’intensità energetica, a prezzi più bassi per l’importazione dell’energia e una maggiore sicurezza energetica. Dopo tutto, la creazione di un’architettura energetica sicura prevede innanzitutto la riduzione dei consumi. Per ridurre le emissioni è necessaria una maggiore diversificazione dell’approvvigionamento complessivo di energia primaria, aumentando la percentuale di fonti pulite nel mix energetico, tra cui gas naturale e rinnovabili. Tuttavia per raggiungere l’ambizioso obiettivo di Parigi, non basteranno gli INDC e si dovrà investire maggiormente in nuove tecnologie e modelli avanzati di architettura energetica.
Per far sì che questo avvenga, i governi di tutto il mondo dovranno sostenere con forza l’industria, garantendo investimenti e strategie a lungo termine.

3) Creare un sistema energetico inclusivo e conveniente per tutti

L’instabilità politica che è emersa nella maggior parte dei paesi occidentalizzati nel 2016 ha messo in luce le forti disuguaglianze che permangono nelle economie più sviluppate del mondo. Decenni di politica focalizzata su globalizzazione e crescita si sono ripercosse in modo negativo sugli strati sociali più deboli, che ora manifestano il proprio malcontento auspicando un cambiamento radicale. Non vi è quindi un momento più importante di quello attuale per sviluppare una architettura energetica e un sistema energetico che possa funzionare per tutti, nessuno escluso.

Al di là della necessità di affrontare con urgenza i bassi livelli di elettrificazione di alcuni paesi in via di sviluppo, i paesi sviluppati devono invece cercare di garantire l’accesso all’energia a prezzi sostenibili per tutti. La povertà energetica deve essere affrontata alle sue fondamenta, attraverso misure di efficienza energetica e aiutando i consumatori a trovare le soluzioni più adatte e accessibili in base alle proprie necessità. Dal momento in cui il consumatore sta diventando sempre più il centro del sistema energetico, con la capacità di produrre, immagazzinare o vendere la propria energia elettrica, è necessario uno sforzo congiunto per garantire che la disuguaglianza del sistema energetico diminuisca piuttosto che crescere.