Automobili a batterie
Auto elettriche

Automobili a batterie, la Pubblica Amministrazione darà il buon esempio entro il 2020 (forse)

Le automobili a batterie in Italia non hanno ancora trovato il favore del pubblico. Certo, le vetture a benzina e a diesel continuano a regnare praticamente incontrastate anche nel resto del mondo, ma va detto che nel nostro paese la fetta di automobili elettriche è ancora particolarmente bassa: nel 2016 ne sono state immatricolate solo 1.373. Di certo questa quota è destinata a salire nei prossimi anni, ma si teme che il progresso, in questo senso, sia davvero troppo lento. Eppure diminuire le emissioni di anidride carbonica imputate al traffico veicolare è uno dei punti cardine degli Accordi di Parigi per combattere il cambiamento climatico e contenere l’aumento della temperatura al di sotto dei due gradi centigradi: cosa si può fare dunque per spingere le automobili a batterie oltre lo 0,1% attuale del parco macchine italiano?

La proposta di legge sulle automobili a batterie per le pubbliche amministrazioni

Il problema primario, come è noto, è l’insufficienza delle infrastrutture, ovvero delle colonnine di ricarica distribuite lungo la rete stradale italiana. È un po’ il solito problema dell’uovo e della gallina: gli italiani non compreranno in modo diffuso le automobili a batterie fino a quando non esisteranno sufficienti colonnine di ricarica sul territorio. D’altra parte, però, difficilmente si potrà preparare una struttura davvero soddisfacente fino a quando non ci saranno effettivamente molte automobili a batterie circolanti. Per dare una spinta decisiva alle automobili elettriche ed uscire da questa fastidiosa impasse, il deputato Gian Luigi Gigli (Ds-Cd) ha presentato una proposta di legge che obbligherebbe la Pubblica Amministrazione a sostituire buona parte del proprio parco auto con delle vetture a zero emissioni a partire dal 2020.

Automobili a batterieEscluse dalla proposta i mezzi di urgenza e di sicurezza

Insomma, stando a quanto stabilito da questa proposta di legge, il buon esempio quanto a sostenibilità dei trasporti dovrebbe arrivare proprio dalla Pubblica Amministrazione: in questo modo, aumentando le auto elettriche circolanti, si andrebbe a sviluppare anche il sistema di ricarica stradale, così da incentivare in un secondo momento anche i normali cittadini ad acquistare finalmente le automobili a batterie. Dapprima la proposta di legge di Gigli contemplava un passaggio totale da parte delle Pa alle vetture elettriche, ma poi, per dare maggiori possibilità di approvazione al testo, delle modifiche successive hanno ridotto la fetta elettrica del 30%. Se la proposta verrà accettata, dunque, dal 2020 7 veicoli su 10 della Pubblica Amministrazione diventeranno elettrici. Ne restano dunque fuori, almeno per un primo tempo, le ambulanze, le automobili in forza all’Arma dei Carabinieri, quelle dei vigili del fuoco e i mezzi militari, ovvero tutte le vetture di urgenza e sicurezza.

Alla ricerca di fondi per le stazioni di ricarica

La speranza era che la proposta di legge sulle automobili a batterie potesse essere approvata ancora prima della pausa estiva, ma le difficoltà nel trovare i fondi per realizzare le stazioni di ricarica pubbliche hanno rallentato i lavori: tutti gli articoli della pdl a firma di Gigli sono infatti stati approvati, tranne quello relativo al finanziamento. Si tornerà dunque a parlarne nel corso di settembre, con la speranza che vengano effettivamente trovati i fondi atti a garantire una copertura economica. Va sottolineato che ad oggi, in Italia, esistono circa 2.000 punti di ricarica pubblici, e altri 2.000 che sono stati costruiti per iniziativa privata. Strano poi il fatto che, come ha ricordato la Corte dei Conti, in Italia siano già stati stanziati nel 2012 50 milioni di euro per la realizzazione delle stazioni di ricarica, i quali però non sono ancora stati toccati. L’obiettivo dichiarato del Pnire (ovvero del Piano nazionale per la ricarica di auto elettriche), in ogni caso, è quello di costruire fino a 20 mila stazioni di ricarica sul territorio italiano entro il 2020, così da poter sfamare un parco di automobili a batterie fino a 130 mila unità.