Agricoltura

B/Open, la fiera del bio per gli addetti ai lavori fissata al 9-10 novembre

L’anno scorso B/Open, come tante altre fiere, si era trovata a decidere tra la cancellazione dell’evento e la conversione in forma digitale. Alla fine si era scelto di non saltare l’evento, e di trasformare il tutto in un evento virtuale. E non era certamente andata male, anzi: nell’edizione 2020 di B/Open si sono contati 800 operatori iscritti, 160 meeting e video call, con circa 70 buyer internazionali. Per un evento alla sua prima edizione non sono numeri da poco, soprattutto pensando al pubblico ristretto al quale si rivolge, e tenendo in considerazione tutti gli eventi che invece sono stati cancellati del tutto a causa della pandemia. Quest’anno B/Open torna nuovamente, stavolta dal vivo: le date da segnarsi sono quelle di martedì 9 novembre e di mercoledì 10 novembre, con appuntamento a Verona.

La nuova edizione di B/Open

B/Open è la prima fiera del biologico pensata esclusivamente per gli addetti ai lavori. Questo evento B2B è nato nel 2019, con la prima edizione che era stata pianificata per l’aprile del 2020, posticipata poi a causa della pandemia e, come detto, trasformata in seguito in evento digital. L’intento della manifestazione, che quest’anno avrà quindi il suo primo battesimo negli spazi di Veronafiere, è quello di rappresentare l’intera filiera. Ecco quindi che l’evento è pensato per destare l’interesse dei compratori professionali della grande distribuzione organizzata, delle erboristerie, delle farmacie e delle parafarmacie, ma anche dell’horeca e del dettaglio.

L’evento presenterà due aree tematiche distinte: da una parte il food, dall’altra il self-care, con un particolare focus sul packaging. Per offrire solo spunti davvero interessanti e concreti, questa fiera business oriented conta tra gli espositori unicamente produttori e trasformatori.

Il biologico in Italia

Tra il 2020 e il 2021 il biologico è continuato a crescere, seppur con un ritmo meno sostenuto rispetto agli anni passati. Questo è uno dei dati più importanti usciti dal webinar organizzato in giugno proprio da B/Open in collaborazione con Assocertbio, con la partecipazione del Ministero delle Politiche agricole, di Ismea e dei principali rappresentanti del settore (Aiab, Alleanza Cooperative Italiane, Anabio-Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Federbio). Nel 2020, in particolare, c’è stato un lieve aumento degli operatori certificati – all’interno dei quali si contano sia i produttori che i preparatori e gli importatori – con una crescita dell’1,57%, per arrivare alla cifra totale di 81.913 unità. Parallelamente sono cresciute anche le superficie coltivate con colture biologiche, con un piccolo salto in avanti dello 0,8%. La superficie agricola biologica in Italia raggiunge così i 1.994.904 ettari, pari al 16% circa dell’intera superficie agricola utilizzata. Per quanto riguarda la crescita del numero degli operatori si è conosciuta invece un’accelerazione nel primi 5 mesi dell’anno, con un aumento dell’1,84%. Si parla di trend senza dubbio positivi, anche e soprattutto tenendo in considerazione gli ostacoli conseguenti l’emergenza sanitaria. Ciononostante, come ha sottolineato il presidente di Assocertbio Riccardo Cozzo, i trend hanno perso la dinamicità passata, «tanto che un rallentamento dello slancio potrebbe compromettere l’obiettivo della strategia europea Farm to Fork, che si prefigge di arrivare al 25% della Sau a biologico entro il 2030».

Il consumo dei prodotti bio in Italia

Può essere utile, per avere un quadro completo, guardare anche al consumo di prodotti bio da parte degli italiani. Diventano preziosi in questo senso i dati raccolti dall’Osservatorio Sana, i quali ci dicono che, tra agosto 2019 e agosto 2020, almeno 88 famiglie italiane su 100 hanno acquistato prodotti a marchio bio almeno una volta. Questo dato, nel 2015, era fermo a 69 famiglie su 100. Come ha sottolineato sulle pagine de Il Fatto Alimentare Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, «l’interesse da parte dei consumatori è evidente, e l’Italia è un Paese vocato alle produzioni biologiche» e proprio per questo «sarebbe lecito aspettarsi scelte importanti da parte del mondo politico per sostenere un settore fondamentale in cui l’Italia è all’avanguardia».