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Cultura

Come cambia il giornalismo su (e con) Instagram

Per molte persone, Instagram è ormai diventato la principale fonte di informazione. Parliamo di un social network lanciato nel 2010 con un obiettivo preciso, ovvero permettere agli utenti di condividere online le foto scattate con il proprio smartphone.

Da allora, come è noto, Instagram si è fortemente evoluto, diventando di più, molto di più. Per tanti, come anticipato, Instagram non è più solo una vetrina, è un’edicola. E la maggior parte dei protagonisti del mondo dell’informazione se n’é accorto, presto o tardi, in un modo o nell’altro, creando dei profili per attirare il popolo su Instagram sulla propria testata online.

Come però ha fatto notare sulle pagine di Repubblica Federico Graziani di Rassegnagram – la prima realtà in Italia a fare informazione direttamente su Instagram – «molte testate importanti usano i social soltanto come vetrina di ciò che fanno sul sito, senza pensare che la gente sta sui social, vuole stare sui social e non gli interessa uscire dai social».

Come la pandemia ha cambiato il modo di informarsi sui social

Con il crescere dei social network è aumentato il numero di persone abituate a informarsi su queste piattaforme. A quanto pare, però, la pandemia ha almeno in parte frenato questo fenomeno. A dircelo è lo studio  “Digital News Report 2021” del Reuters Institute For The Study Of Journalism.

Qui si scopre in prima battuta che la fiducia nel sistema informativo è cresciuta dell’11% rispetto all’anno precedente. Questo ci dice che la necessità delle persone di avere notizie affidabili sulla diffusione dei contagi ha portato il pubblico a rivolgersi più regolarmente verso il mondo del giornalismo classico, dando quindi nuovo credito ai professionisti dell’informazione. Non stupisce quindi che la pandemia abbia fatto calare di 6 punti percentuali l’uso dei social media come fonte di notizie.

I numeri restano però ancora molto alti: il 21% della popolazione usa i social per informarsi, al secondo posto dopo i motori di ricerca, al 22%. In Europa il 41% delle persone che usano i social network si rivolge a Facebook per le informazioni, il 22% a YouTube, il 16% a WhatsApp, il 12% a Instagram. Altrove l’utilizzo “giornalistico” di Instagram è ancora più alto; in America Latina, per esempio, si parla del 24%.

Instagram e le testate giornalistiche italiane

Instagram con i suoi post e le sue stories, offre diversi strumenti per creare contenuti e quindi per fare informazione.

Da una parte ci sono quindi le realtà che sono nate e si sono sviluppate appositamente nel pianeta social, come il già citato Rassegnagram, o come Will, mettendo a punto linguaggi appositi.

Dall’altra parte ci sono le classiche testate giornalistiche, che su Instagram hanno aperto un nuovo canale di comunicazione, talvolta con successo, altre volte meno.

Il Corriere della Sera per esempio conta 1,1 milioni di follower, superato abbondantemente da La Repubblica, con 1,5 milioni di follower. Restano invece indietro Il Sole 24 Ore, con 640mila follower, La Stampa, con 424mila follower, e Il Fatto Quotidiano, fermo a 344mila iscritti. Ma in che modo le testate giornalistiche hanno deciso di comunicare su Instagram?

In che modo le testate giornalistiche utilizzano Instagram

Guardiamo in che modo la più importante agenzia d’informazione italiana, Ansa, ha deciso di usare Instagram. Forte di 784mila follower, Ansa pubblica foto senza testo in sovraimpressione, con copy brevi e veloci; quanto alla selezione delle news – e delle foto – da pubblicare su Instagram, non ci sono dubbi: la comunicazione qui mira a un forte coinvolgimento emotivo.

Il Corriere della Sera, per fare un altro esempio, opta spesso per foto che contengono già dell’immagine del testo, nella maggior parte dei casi dei virgolettati che introducono l’argomento. Talvolta l’immagine è puramente testuale, cosa che accade spesso nei contenuti a carattere culturale.

E cosa succede invece all’estero? Guardiamo per esempio al The Guardian, il famoso quotidiano inglese, con 4,5 milioni di follower. Anche qui le immagini contengono già di per sé dei copy, con contenuti brevi e semplici. I dati parlano chiaro: scorrendo la bacheca del Guardian, i contenuti meno elaborati sono quelli che generano un maggiore coinvolgimento.