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Cambiamento climatico

Coprire i ghiacciai con dei teli non è la soluzione

Dal fondo valle, di certo, non si direbbe. Eppure è così: diversi ghiacciai alpini, d’estate, vengono coperti con degli enormi teli. L’obiettivo? Ritardarne per quanto possibile lo scioglimento, frutto come è noto del progressivo surriscaldamento terrestre, a sua volta figlio dei drammatici cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il pianeta. Tra i primi ad adottare questa misura ci sono stati gli svizzeri, a partire dal 2004: oggi, sulle Alpi svizzere, i teli geotessili risultano installati tutte le estati su ben 9 siti differenti, a partire per esempio dal ghiacciaio del Rodano, in Vallese. Conti alla mano, in Svizzera ogni anno vengono coperti 180.000 metri quadrati di ghiaccio.

E se gli elvetici sono stati i capofila nel coprire i ghiacciai, negli anni successivi altri Paesi hanno fatto altrettanto, a partire da Austria, Germania e Italia. Si pensi per esempio al famoso ghiacciaio Presena, nel gruppo della Presanella, in Trentino-Alto Adige, coperto tutte le estati a partire dal 2008. Si tratta di un ghiacciaio posto a 3.000 metri d’altitudine, e ospita eccezionalmente delle piste da sci, essendo collegato con una cabinovia che parte dal vicino Passo Tonale. Come tutti i ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri (destinati a fondere completamente entro il 2050 se non si rallenteranno decisamente i cambiamenti climatici) ha perso enormi quantità di volume negli ultimi decenni: si calcola che a partire dagli anni Novanta sia scomparso almeno un terzo dei ghiacci del Presena. Sono però in molti a interrogarsi sulla reale utilità di coprire i ghiacciai, con diverse personalità convinte che il fatto di comunicare la “soluzione” dei teli geotessili sia tutt’altro che positiva.

Gli studi sui teli geotessili per coprire i ghiacciai

Va detto che coprire i ghiacciai con dei teli geotessili è tutt’altro che economico. Sul Presena, dove vengono srotolati teli larghi 5 metri e lunghi 70 per una superficie di 100 mila metri quadri, la spesa media annua è superiore ai 400.000 euro. A supportare l’utilità della pratica di proteggere i ghiacciai con i teli ci sono diversi studi. Uno studio dell’Università di Milano, per esempio, afferma che il fatto di stendere i teli sul Presena consenta di bloccare dal 36% al 57% dell’energia solare che altrimenti finirebbe sul ghiaccio. Un altro studio, questa volta concentrato sulle Api elvetiche, è arrivato ad affermare che la copertura dei ghiacciai permette di ridurre il fenomeno dello scioglimento dal 50% al 70%. A una prima occhiata sembra possibile interpretare questi dati in modo estremamente positivo. Non fosse che, come si sottolinea nello stesso studio, i teli finora applicati permettono di proteggere appena lo 0,03% del ghiaccio presente in Svizzera.

La lettera firmata da 44 scienziate e scienziati

Il Comitato glaciologico italiano, la società alpinisti tridentini, la Fondazione montagna sicura Courmayeur, l’Italian climate network, la Società meteorologica alpino-adriatica, il Servizio glaciologico Alto Adige, la Società meteorologica alpino-adriatica, la Società meteorologica italiana e il Servizio glaciologico lombardo. 8 istituzioni con un peso importante nella gestione delle alpi italiane hanno diffuso una lettera firmata da 44 scienziati e scienziate, nella quale si legge che «raccontare la copertura dei ghiacciai come una soluzione agli effetti avversi del cambiamento climatico non è soltanto sbagliato, è anche un tentativo di greenwashing per descrivere un intervento impattante sull’ambiente da numerosi punti di vista, come sostenibile e anzi addirittura auspicabile». Il messaggio che gli scienziati e le istituzioni citate vogliono passare è chiaro: la copertura dei ghiacciai non è la soluzione che dobbiamo seguire, poiché tale narrazione «rischia di creare confusione e compromettere la sensibilità ambientale che con fatica si è consolidata negli ultimi anni». È invece necessario lavorare sulla riduzione dell’inquinamento, e adottare in seconda battuta delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, tra le quali la copertura con i teli – sottolineano gli scienziati – non può rientrare. Si parla infatti di teli composti spesso da materie plastiche, che vanno a «preservare qualcosa artificialmente senza considerarne gli effetti». Insomma, non esistono scorciatoie, per quanto brillanti possano sembrare a prima vista.