inquinamento per settori
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Inquinamento per settori

Quali sono i settori che inquinano di più? Quali sono le attività umane che generano una mole maggiore di emissioni di gas serra? In generale abbiamo una percezione piuttosto astratta di quelli che sono le effettive carbon footprint delle azioni umane. Da qualche giorno, per via di uno studio della Royal Society riportato dal World Economic Forum e in seconda battuta da alcuni dei principali quotidiani italiani, si parla per esempio dell’inquinamento prodotto dalla rete, e più in generale dalle tecnologie digitali: si parlerebbe di una quota compresa tra l’1,4% e il 5,9% delle emissioni mondiali complessive. Lo stesso studio, per dire, sottolinea che le emissioni da attribuire al traffico aereo sarebbero pari al 2% del totale, dimostrando così che le emissioni generate da email post e via dicendo siano decisamente importanti. Non è un caso se il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – colui che di fatto ha dato eco allo studio nel nostro paese – ha invitato a fare un uso più responsabile della rete e dei social, postando di meno e inviando quando possibile dei link al posto di pesanti allegati. Pochi immaginavano che le tecnologie digitali potessero essere così inquinanti: da questa prospettiva è doppiamente interessante vedere i numeri reali dell’inquinamento per settori, per agire in modo più consapevole e per capire dove effettivamente è possibile impegnarsi per ridurre le emissioni.

Inquinamento per settori: lo studio Climate Watch

Per capire qual è l’inquinamento per settori è bene rifarsi a uno studio recente del World Resources Institute, realizzato sulla base di dati raccolti a partire dal 2016. Questo studio, in poche parole, va a individuare la quantità di emissioni di anidride carbonica equivalente prodotte da ogni singolo settore, o meglio, a specificare la percentuale da attribuire a ogni tipo di attività. Il totale delle emissioni da “spartire” è di 49,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente.

Una prima suddivisione è stata fatta tra le emissioni prodotte dall’uso energetico quotidiano, dall’agricoltura, dall’industriale e dallo spreco:

  • Uso energetico: 73,2% delle emissioni globali di anidride carbonica equivalente
  • Agricoltura: 18,4% delle emissioni globali di anidride carbonica equivalente
  • Industria: 5,2% delle emissioni globali di anidride carbonica equivalente
  • Spreco: 3,2% delle emissioni globali di anidride carbonica equivalente

Le analisi dello studio sono poi andate più in profondità, scavando all’interno delle diverse aree. Per quanto riguarda l’uso energetico, che come si è visto è responsabile di quasi tre quarti delle emissioni di anidride carbonica equivalente, si parla più nello specifico di:

  • Traporti: 16,2%
  • Costruzioni: 17,5%
  • Consumo energetico industriale: 24,2%
  • Consumo energetico per agricoltura e pesca: 1,7%
  • Combustione di carburante non allocato: 7,8%
  • Perdite legate alla produzione di energia: 5,8%

E così è stato fatto anche per quanto riguarda le altre tre voci. Si scopre così che a formare il 18,4% di emissioni nel settore dell’agricoltura sono prima di tutto gli allevamenti (5,8%), seguiti dall’uso del territorio agricolo (4,1%), dai processi di bruciatura dei campi (3,5%) e via dicendo, fino ad arrivare all’1,3% della coltivazione di riso.

Cosa si capisce da questo studio sull’inquinamento per settori? Si capisce per esempio che i trasporti sono responsabili del 16,2% delle emissioni, e che all’interno di questo comparto, l’11,9% delle emissioni è da ricondurre al trasporto su strada. Questo significa che la rivoluzione elettrica della mobilità permetterà di tagliare una mole consistente delle emissioni emesse a livello globale. Ma questo studio dimostra ancora una volta che i singoli cambiamenti non sono sufficienti: è necessario che ogni settore e ogni attività siano oggetti di un profondo ripensamento, in tempi brevi.