greenflation
Energie

Cos’è la greenflation? Come si supera?

Il tema dell’energia, e più nello specifico dei prezzi dell’energia, tiene banco ormai da settimane. Il rialzo dei prezzi al consumatore era stato notato già da mesi, e di certo la guerra in Ucraina ha peggiorato ulteriormente la situazione. Indubbiamente il problema energetico è secondario rispetto a quello delle sanguinose stragi che stanno sconvolgendo il paese invaso dall’esercito russo, ma non ci sono dubbi: il conflitto a est ha reso ancora più centrale il tema della transizione energetica, dimostrando quanto i costi dell’energia possano variare in base a quello che succede a livello internazionale. Ma sarebbe anche sbagliato pensare che l’energia verde, proveniente da fonti rinnovabili, porti immediati vantaggi anche a livello economico. Quel che è certo è che affidarsi a delle fonti non inquinanti è cruciale per affrontare il cambiamento climatico in corso e per ridurre per quanto possibile le sue devastanti conseguenze. Come è stato sottolineato dall’economista Isabel Schnabel, membro del consiglio di amministrazione della Banca Centrale Europea (BCE), però, non è detto che l’energia pulita porti a una diretta riduzione dei prezzi. Bisogna mettere in conto infatti anche l’inflazione che potrebbe nascere dalla transizione verso l’energia verde, fenomeno che è stato battezzato greenflation.

Cos’è la greenflation?

Il primo a usare il termine greenflation (un’unione dei termini green e inflation) è stato probabilmente il fund manager indiano nonché editorialista del Financial Times Ruchir Sharma, parlando di un meccanismo che proprio per l’entrata nel vivo della transizione ecologica genera inflazione. Per capire lo scenario in cui ci troviamo è necessario fare qualche salto all’indietro. Sappiamo che nell’ultimo ventennio del Novecento, i Paesi avanzati hanno conosciuto una riduzione degli investimenti pubblici e privati, con un aumento di risparmio, portando a una situazione di stagnazione; a cambiare le carte in tavola è stata la crisi finanziaria del 2008, che ha portato l’economia a una situazione di quasi deflazione, la quale ha comportato tra le altre cose tassi di interesse prossimi allo zero. Ecco allora che le banche centrali si sono messe al lavoro per far risalire l’inflazione, puntando al 2%. In questo scenario si sono inseriti diversi fattori, come il rincaro del petrolio, quello del gas naturale, il conflitto russo-ucraino, i bandi da ovest a est e, non meno importante, la volontà sempre più forte di ridurre le emissioni di carbonio in tempi brevi. Quello che si generato, citando Sharma, è un paradosso economico: maggiore è la spinta verso un sistema energetico sostenibile, maggiori saranno i costi, con minori probabilità di ridurre gli effetti del cambiamento climatico.

Come è noto, in Europa l’inflazione media – a dicembre 2021 – ha toccato la soglia record del 5%. Dato che, per l’appunto, è cresciuto per via dell’aumento del costo delle materie prime, per la situazione internazionale e per la non maturità dell’attuale comparto delle energie rinnovabili a livello internazionale.

Come superare l’inflazione da transizione energetica

Quali sono le strade da seguire per superare la greenflation? Che la transizione energetica verso delle fonti rinnovabili sia necessaria non ci sono dubbi. Lo dimostrano gli effetti sempre più dirompenti dei cambiamenti climatici, dagli eventi climatici estremi alle siccità. Stando agli esperti, dalla BCE in poi, per gestire e superare l’inflazione non si può che agire a livello politico, con i governi che devono mettersi al lavoro per velocizzare al massimo il processo di transizione. In seconda battuta, sarebbe necessario proporre politiche ad hoc per aumentare i sussidi e incentivi per supportare la domanda di energia, agendo parallelamente con controlli del prezzo temporanei. Una soluzione a livello più locale potrebbe poi essere rappresentata dalle comunità energetiche, ovvero da gruppi di utenti più o meno grandi che sfruttano l’energia prodotta da degli impianti sul posto, come per esempio degli impianti “comuni” di pannelli fotovoltaici. Comunità di questo tipo esistono peraltro già in diverse parti d’Italia.