Deforestazione dell'Amazzonia in Brasile
Agricoltura

La deforestazione dell’Amazzonia non si ferma

Tutto il mondo ha seguito con attenzione il ballottaggio tra Lula e Bolsonaro per la presidenza del Brasile, dopo una campagna elettorale che si è distinta per la violenza e per le tante polemiche innescate. Di sicuro però una nota positiva era stata notata: mai come come in questa tornata elettorale il programma di Lula – che è stato come è noto eletto presidente – ha dedicato tanto spazio al tema dell’ambiente. Al centro di tutto lo stop alla deforestazione dell’Amazzonia, un tema che in realtà per l’agenda di Lula è particolarmente complicato, essendo il presidente sostenuto da parecchi settori economici (come i trasporti su gomma e l’agribusiness) che proprio con la deforestazione hanno prosperato negli ultimi anni. Dopo essere stato presidente dal 2003 al 2011, Lula è tornato alla presidenza al 1° gennaio 2023: per ora, però, non c’è stato alcun miglioramento sul tema della deforestazione. Anzi, la situazione dell’Amazzonia sta persino peggiorando.

Cosa è successo nella foresta amazzonica negli ultimi anni

Come detto, la lotta contro la deforestazione dell’Amazzonia è stato uno tra i cavalli di battagia della rielezione di Lula. Anche perché durante gli anni della presidenza di Bolsonaro praticamente nulla era stato fatto di concreto per fermare l’abbattimento della foresta. Anzi, le politiche del leader di destra si erano mosse in tutt’altra direzione. Ecco allora che non stupiscono i numeri risultanti dal progetto scientifico “Sentinel-1 for Science: Amazonas” coordinato dall’Esa, nel quale ci dice che tra gennaio 2017 e novembre 2021 sono stati persi più di 5 milioni di ettari di foresta amazzonica, praticamente una superficie pari all’intero Costa Rica, con un “contributo” importante da parte dei brasiliani. Come ha commentato l’esperta Neha Hunka della compagnia Gisat che collabora al progetto, «quello che stiamo vedendo dallo spazio è oltre un milione di ettari di foreste umide tropicali che scompaiono ogni anno nel bacino amazzonico, con l’anno peggiore che è il 2021 in Brasile. D’ora in poi possiamo tenere traccia di queste perdite e riferirle in modo trasparente e coerente ogni 12 giorni». Diventerà così molto più facile capire se Lula riuscirà a mantenere le proprie promesse elettorali, grazie alle immagini radar acquisite dai satelliti Sentinel-1 di Copernicus.

Deforestazione dell’Amazzonia in Brasile: a marzo scomparsi 356 chilometri quadrati

Di certo non è possibile trasformare in realtà tutte le proprie promesse elettorali in pochi mesi di governo. Ci si poteva però aspettare che, con l’elezione di Lula, dopo il tanto rumore fatto in campagna elettorale, la situazione della foresta amazzonica come minimo migliorasse o non peggiorasse ulteriormente rispetto agli anni scorsi. Non è stato così: marzo 2023 ha segnato un nuovo record negativo per la deforestazione dell’Amazzonia, con un totale di 356 chilometri quadrati di foresta abbattuti. Il 14% in più di quanto accaduto a marzo 2022. Come ha spiegato all’AFP Mariana Napolitano di WWF Brasile «i dati mostrano uno scenario complesso a fronte dell’indebolimento dei controlli nella regione e del discorso degli ultimi anni che ha favorito l’illegalità. Anche se l’attuale governo ha mostrato l’intenzione di combattere seriamente la deforestazione, ci vorrà tempo per cambiare lo scenario». La speranza è che si possano vedere dei dati positivi più sul lungo termine, magari entro la fine del 2023. Non sarà però facile, sapendo che nei territori della foresta amazzonica il Brasile soffre di una diffusa mancanza di governance. Attualmente, infatti, il governo non presenta in campo i necessari strumenti per contrastare i crimini ambientali, risultando questa parte del potere statale completamente distrutta dopo gli anni di governo di Bolsonaro.