Fotovoltaico su terreni agricoli
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Fotovoltaico su terreni agricoli, vietato solo a terra: le deroghe

Nei giorni scorsi si era ipotizzato un divieto del fotovoltaico su terreni agricoli, senza ma e senza se: ci si aspettava insomma un veto totale all’installazione di pannelli fotovoltaici sui terreni coltivabili, agrivoltaico compreso. A spingere in questa direzione era stata tra gli altri anche Coldiretti, l’associazione degli agricoltori, la quale come vedremo meglio tra poco non vede di buon occhio l’espansione del fotovoltaico su terreni che possono ospitare delle colture agricole. Alla fine, però non si è arrivati davvero a un fotovoltaico su terreni agricoli vietato: si potrebbe dire piuttosto che è stato limitato. In effetti cancellare del tutto la possibilità di installare degli impianti fotovoltaici sui terreni di questo tipo poteva essere controproducente, in un Paese che è chiamato ad aumentare in modo molto rapido le proprie fonti rinnovabili. Proprio per questo di fatto la discussione sull’agrivoltaico si è giocata tra due ministri del medesimo governo: da una parte il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dall’altra il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Lo stesso che, durante il recente G7 sul clima, si è impegnato a triplicare la capacità rinnovabile italiana entro la fine del decennio. Si capisce quindi che per questo obiettivo ambizioso tutte le fonti rinnovabili devono essere sfruttate, in qualsiasi situazione, compresi i pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli. Per questo non di divieto assoluto si parla, quanto invece del solo divieto di installare pannelli fotovoltaici direttamente a terra su terreni agricoli: permane invece il diritto di installarli ad almeno 2 metri di altezza. Una soluzione che non piace a nessuno, ma che nessuno può completamente respingere.

Chi voleva vietare il fotovoltaico su terreni agricoli

A chiedere a gran voce il divieto del fotovoltaico su terreni agricoli era stata proprio una parte importante del mondo degli agricoltori, rappresentata sia dal Ministero, sia da Coldiretti. La lotta contro i pannelli fotovoltaici su terreni coltivabili sarebbe stata fatta proprio per salvaguardare le campagne italiane, con l’associazione e il Ministero preoccupati della “veloce” e persino “selvaggia” espansione di questi impianti di energia rinnovabili. In realtà, stando ai dati del GSE, finora il terreno agricolo italiano occupato da impianti fotovoltaici corrisponderebbe solamente a circa lo 0,1%. La regione con una concentrazione maggiore è la Puglia, con lo 0,33%; in Lazio si parla dello 0,23%, nelle Marche dello 0,21%, mentre tutte le altre regioni sono abbondantemente sotto a queste cifre, già di per sé risibili.

Chi tifa per il fotovoltaico anche sui terreni agricoli

Certo nessuno vuole tappezzare i terreni agricoli italiani con impianti fotovoltaici. Ma è anche vero che come visto per ora si parla di una percentuale assolutamente marginale; ed anche vero che, come spiegato Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, associazione degli operatori dell’elettricità affiliata a Confindustria a Il Sole 24 Ore, anche tanti campi in cui si installa l’agrivoltaico (con i pannelli alti due metri dal terreno) rimangono comunque incolti. Questo senza dimenticare il fatto che l’agrivoltaico, con la sua elevazione da terra, “aumenta le problematiche per il vento, per la tenuta e anche per l’impatto visivo” ha spiegato Re Rebaudengo. E ancora, l’agrivoltaico, rispetto agli impianti fotovoltaici installati direttamente sui terreni agricoli, costa significativamente di più.

Il compromesso: il divieto solo a terra, mentre resta l’agrivoltaico

Al di là delle varie posizioni, alla fine il Consiglio dei Ministri ha deciso di approvare il divieto di installazione dei pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli, permettendo però l’installazione dei medesimi pannelli a due metri di altezza. In altri luoghi è invece possibile continuare a installare i pannelli fotovoltaici direttamente a terra: si parla delle ex cave, dei terreni di proprietà delle Ferrovie dello Stato, delle società che gestiscono gli aeroporti, delle aree nei pressi delle autostrade, negli spazi all’interno di stabilimenti industriali, e via dicendo.