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Energie

Gas fossile, Legambiente denuncia la svolta italiana

I dati lo dimostrano: per evitare l’inasprirsi dei cambiamenti climatici, è necessario abbandonare subito e in modo rapido lo sfruttamento dei combustibili fossili. Questo è un presupposto indispensabile – e peraltro non sufficiente – per garantire che l’aumento medio delle temperature resti al di sotto dei 2 gradi centigradi, o meglio ancora, alla soglia di “sicurezza” di 1,5 gradi centigradi, così come definita dalla comunità scientifica internazionale e ribadita a partire dagli Accordi di Parigi. Eppure in Italia, in questo momento, sta accadendo esattamente il contrario. Le cause, o meglio, gli inneschi sono quelli noti, legati alla crisi energetica conseguente l’invasione russa in Ucraina. La reazione italiana a questo proposito sembra andare in una direzione pericolosa: come sottolinea Legambiente, infatti, attualmente nel nostro paese ci sono oltre 120 infrastrutture a fonti fossili in valutazione presso il Ministero delle Transizione Ecologica. Si parla di centrali a gas fossile, di metanodotti, di rigassificatori e di autorizzazioni per il via a nuove trivellazioni.

La corsa al gas fossile secondo Legambiente

Secondo Legambiente, vista la situazione attuale, «è fondamentale che la prossima legislatura compia al più presto un cambio di rotta». È necessario muoversi in direzione contraria, accelerando lo sviluppo delle rinnovabili. L’obiettivo individuato dall’associazione ambientalista è quello di realizzare almeno 85 GW di nuovi impianti basati su energie rinnovabili entro il 2030, così da portare il mix elettrico italiano all’84% di fonti green, per arrivare poi entro il 2040 all’annullamento delle emissioni nette. Per guanto riguarda il gas fossile, peraltro, le scelte attuali sembrerebbero doppiamente sbagliate: come sottolinea Legambiente, le centrali a gas fossile costruite negli ultimi due decenni avrebbero già portato a una situazione di sovraccapacità. Come ha spiegato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, per frenare la crisi climatica «è indispensabile mettere in campo interventi concreti non più rimandabili, a partire da una legge che elimini i sussidi alle fonti fossili, e politiche climatiche più coraggiose, come sottolineano anche i tanti giovani che domani scenderanno in piazza per il clima. Richieste al momento rimaste inascoltate tra amnesie politiche e temi ambientali dimenticati in questa campagna elettorale, giunta ormai al rush finale».

I progetti in valutazione in campo energetico

Per bilanciare la carenza di gas fossile, precedentemente importato in quantità dalla Russia, l’Italia sta scegliendo di appoggiarsi ad altri paesi attraverso rigassificatori e gasdotti. Ecco allora che si sono ben 43 nuovi progetti di centrali a gas, per arrivare a circa 12 GW di gas fossile. Il Governo ha poi siglato nuovi contratti di fornitura con Egitto, Qatar, Mozambico, Algeria, Congo, Angola, Nigeria, Indonesia e Libia, puntando inoltre verso la costruzione dei rigassificatori di Piombino e di Ravenna. Più nello specifico, guardando ai soli depositi e rigassificatori, i progetti in valutazione sarebbero 15. Concentrandosi sul capitolo metanodotti, è in programma la costruzione di 2.300 chilometri di condotte: 1.000 del tutto nuovi, i restanti in sostituzione di tubature dismesse o in dismissione. Ci sono forti preoccupazioni anche per quanto riguarda le trivellazioni, viste le 39 istanze presentate per dare il via alla ricerca di nuovi idrocarburi sul territorio italiano. Come ha sottolineato la responsabile energia di Legambiente, Katiuscia Eroe, nel momento in cui questi progetti venissero realizzati «l’Italia abbandonerebbe non solo qualsiasi speranza di poter affrontare in maniera efficace la crisi climatica, non riuscendo in alcun modo a soddisfare gli obiettivi di contenimento delle temperature e di decarbonizzazione definiti dalla comunità internazionale, ma non sarebbe neanche in grado di offrire opportunità concrete di riduzione dei costi in bolletta a imprese e famiglie, rimanendo per i prossimi 25 anni, totalmente dipendente dalle forniture di gas fossile da altri Paesi, spesso al centro situazioni geopolitiche e sociali instabili».