Great Green Wall Grande Muraglia Verde in Africa
Cambiamento climatico

Grande Muraglia Verde in Africa: il 20% è stato realizzato

Fino a poco tempo fa, quando si parlava di desertificazione, il nostro pensiero andava inesorabilmente all’Africa. Oggi invece questo fenomeno è presente in tantissimi Paesi, spinto soprattutto dalle estati sempre più calde e più aride, segnate dalla siccità e da temperature record. Si stima che attualmente le aree degradate dalla siccità rappresentino tra il 10 e il 15% della superficie terrestre, proprio lì dove risiede circa poco più del 40% della popolazione mondiale. E la situazione sta peggiorando molto in fretta: basti sapere che a partire dal 2000 le aree aride sono cresciute del 30%, e che si stima che in breve tempo praticamente tutto il pianeta avrà a che fare in modo diretto con fenomeni di desertificazione e di aridità. Detto questo, non ci sono dubbi nell’affermare che il processo di desertificazione più esteso e più impattante che la Terra sta vivendo è quello che interessa il Sahel, in Africa: per combatterlo ormai da anni è in campo il progetto della Great Green Wall, ovvero della Grande Muraglia Verde in Africa, realizzata da milioni di alberi. Ma in che modo una linea di alberi può fermare la desertificazione? E quanti di questi alberi sono già stati piantati?

La Grande Muraglia Verde in Africa, in sintesi

Per capire il perché della Grande Muraglia Verde in Africa è necessario presentare brevemente la desertificazione del Sahel. Questa area corre dal Mar Rosso a est e l’Oceano Atlantico a ovest, stretta tra il deserto del Sahara e la savana. Nel Novecento, a causa di enormi fluttuazioni nel tasso di precipitazione, il deserto si è espanso sempre di più: il terreno diventa sabbioso, la vegetazione scompare. A rendere più rapido questo processo sono fenomeni come la siccità, la presenza degli alisei, nonché l’assenza di ostacoli naturali. Da qui l’idea di costruire la Grande Muraglia Verde in Africa, proposta ufficialmente nel 2005 dall’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo. Si parla di fatto di costruire un’enorme muraglia vegetale, lunga la bellezza di 8 mila chilometri e larga circa 15. L’intero progetto costerebbe 33 miliardi di dollari, e l’obiettivo è portare a termine i lavori entro il 2030. In tutto questa fascia di alberi dovrà attraversare 11 Paesi. L’obiettivo è per l’appunto quello di bloccare la desertificazione, garantendo allo stesso tempo un concreto miglioramento delle condizioni climatiche, ambientali e di vita dell’area.

Gli alberi scelti per la Grande Muraglia Verde

Per trasformare la Grande Muraglia Verde in Africa in realtà è necessario uno sforzo enorme. Il progetto dell’Unione Africana è partito nel 2007, con il supporto con il supporto dell’ONU, della FAO e dell’Unione Europea, e con i finanziamenti della Banca Mondiale. Di certo il problema principale all’origine di tutto è la mancanza di precipitazioni, e quindi di acqua. Per questo motivo sono scelti di volta in volta alberi capaci di sopravvivere e anzi di crescere in condizioni estreme, selezionandoli tra le specie già presenti nelle aree tra deserto e Sahel. La star in tal senso è il Baobab, pianta mitica di queste regioni, capace di crescere in ambienti siccitosi, dal quale per altro si possono raccogliere frutti (la cui polpa è un ottimo ricostituente) e realizzare corde usando la corteccia. C’è poi l‘acacia tortilis raddiana, che cresce nel deserto, le cui foglie vengono usate dal popolo Saharawi come medicina. E ancora, c’è il rat, ovvero il combretum glutinosum, che riesce a crescere verde e rigoglioso come un albero mediterraneo anche di fronte al deserto.

A che punto siamo con la Great Green Wall?

Attualmente è stato piantato circa il 20% della Grande Muraglia Verde in Africa: si parla di una striscia lunga circa 530 chilometri. Di certo, considerando che il progetto è partito nel 2007, è necessario accelerare i lavori per arrivare a vedere la Great Green Wall completa entro il 2030. Come ha spiegato a Wired il presidente della Cop15 sulla desertificazione Alain-Richard Donwahi «dobbiamo trovare più risorse, più fondi e destinarli ai progetti giusti. Abbiamo anche bisogno che i Paesi coinvolti inseriscano questa iniziativa nei loro piani di sviluppo nazionali e nei loro bilanci annuali, in modo che i fondi siano dedicati a far progredire la Grande Muraglia Verde e a sostenere le comunità».