Un orso bruno (foto: immagini.4ever.eu)
Animali

E in Trentino arriva l’orso dannoso

ORSO DANNOSO. Ci sono gli orsi bruni, gli orsi neri e gli orsi polari. Ora, però, ci sono anche gli ‘orsi dannosi’. L’orso nero abita le foreste dell’America Settentrionale, e fra le sue caratteristiche principali si può citare l’incredibile abilità nell’arrampicarsi sugli alberi. L’orso bruno esiste in tutto l’emisfero settentrionale, dall’Alaska alla Russia, passando per l’Europa. L’orso polare vive nel mare glaciale artico, ed è un gran nuotatore. Infine, l’orso dannoso: stando al decreto direzionale che è andato a modificare il Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali), l’orso dannoso è quell’animale che «che arreca ripetutamente danni materiali alle cose (predazione di bestiame domestico, distruzione di alveari o danni alle coltivazioni, o in generale danni a infrastrutture) o utilizza in modo ripetuto fonti di cibo legate alla presenza umana».

CATTURA O UCCISIONE. In seguito al caso Daniza, in cui l’orsa che aveva aggredito un uomo era stata abbattuta durante un pietoso tentativo di cattura, la Provincia Autonoma di Trento ha via via accresciuto la pressione sul Ministero dell’Ambiente, affinché esso introducesse la possibilità di cattura o di uccisione per gli esemplari di orsi ritenuti pericolosi per l’incolumità delle persone. Da qui, in sintesi, la necessità di costituire la categoria di ‘orsi dannosi’, ovvero papabili di cattura o abbattimento. Da questo punto di vista, quindi, l’uccisione di Daniza sarebbe avvenuta all’infuori di qualsiasi legislazione vigente, poiché questa possibilità sarebbe stata aperta solo in questi giorni, proprio grazie alla creazione dell’apposita categoria di ‘orso dannoso’.

L’ORSO NEL MEZZO. Insomma, sembra proprio che la Provincia di Trento si sia armata per gestire in modo drastico la questione degli orsi fin troppo coraggiosi. La speranza è comunque ancora quella che prevalga il buon senso, e che all’istinto della caccia e della violenza venga contrapposto un nuovo modo di gestire il progetto Life Ursus. Quel che è certo, invece, è che la battaglia incombe, e che l’orso non sta in nessuno dei due schieramenti. Il plantigrado, infatti, sta in mezzo: da una parte i trentini spaventati dal calo del turismo e i cacciatori, dall’altra gli animalisti, che ancora sognano una convivenza civile con l’orso sulle orme di quello che succede in Canada, o, in alternativa, un bel parco appositamente pensato per la protezione degli animali, come nella Majella abruzzese.