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L’India vuole ripulire l’aria: solo veicoli elettrici a partire dal 2030

Quando si pensa all’inquinamento atmosferico in Oriente, dopo anni di notizie allarmanti, non si può che pensare alla Cina e all’irrespirabile aria di Pechino nei suoi giorni peggiori. Eppure c’è un Paese che negli ultimi tempi sta contendendo alla Repubblica Popolare Cinese il titolo di Stato con il maggior numero di morti dovuti all’inquinamento: parliamo dell’India, che dal 1990 e il 2015 ha conosciuto un aumento del 50% di vittime dovute alle pm2.5. Queste cifre allarmanti provengono da una ricerca statunitense, ma non servono certo degli studi scientifici per rendersi conto che la situazione indiana è allarmante: durante lo scorso autunno, visto il livello di concentrazione di polveri sottili a Nuova Delhi, il governo si è trovato costretto a chiudere le scuole. Sotto accusa, dunque, le centrali a carbone del Paese e gli scarichi delle auto. E proprio per far fronte all’emergenza inquinamento sul lungo termine, il governo indiano ha annunciato che a partire dal 2030 sarà permessa la vendita dei soli veicoli elettrici, mandando quindi in progressiva rottamazione le automobili alimentate a benzina e a gasolio.

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Introdurre i veicoli elettrici in grande stile

A lanciare il nuovo corso della mobilità sostenibile indiana è stato il ministro dell’energia Piyush Goyal, il quale ha scelto come pubblico ideale per l’importante annuncio la Confederation of Indian Industry Annual Session 2017 a Nuova Delhi. «Ci prepariamo ad introdurre i veicoli elettrici in grande stile» ha annunciato Piyush, aggiungendo che «il progetto è quello per il quale nel 2030 non ci sia più nemmeno una goccia di benzina o di gasolio venduta nel nostro Paese». Stando alle parole del ministro, l’industria delle automobili elettriche potrebbe avere bisogno di due, forse di tre anni di assistenza da parte del governo, ma niente di più. Si stima infatti che la produzione dei veicoli elettrici verrà guidata e supportata dalla stessa domanda, e non dai sussidi pubblici. «Non aspettiamo altro che vedere l’industria dei veicoli elettrici avanzare in piena autonomia».

Eliminare l’inquinamento atmosferico di Nuova Delhi

L’introduzione della vendita dei soli veicoli elettrici, unitamente alla progressiva eliminazione dello sfruttamento del carbone, potrebbe aiutare l’India a migliorare la qualità della propria aria. Stando alle cifre diramate da Greenpeace qualche mese fa, l’inquinamento in India uccide circa 2,3 milioni di persone ogni anno – insieme a queste drammatiche cifre, il report Airpocalypse spiega che quella indiana è ormai a tutti gli effetti «una crisi sanitaria ed economica». La città più inquinata del Paese è come si può immaginare Nuova Delhi: qui le concentrazioni delle polvere sottili arrivano ad essere di ben 13 volte superiori rispetto ai limiti prefissati dall‘Organizzazione Mondiale della Sanità. Di fronte a queste cifre disarmanti, non stupisce il fatto che qualcuno si mostri particolarmente pessimista. «Il carbone non se ne andrà presto» ha infatti affermato Sumant Sinha, presidente della compagnia di energie rinnovabili Renew Power «e le rinnovabili non riusciranno ad espandersi abbastanza in fretta per poter risolvere il problema. A meno che tutti i fattori non vengano riportati sotto controllo, non penso che ci avvicineremo a risolvere il problema».

Dalle lampade Led ai veicoli elettrici

Va sottolineato che Goyal aveva anticipato la sua intenzione di riempire la penisola indiana di sole automobili elettriche già nella primavera dell’anno scorso. Come riporta però il Times of India, il ministro è tornato alla carica davanti agli industriali indiani, paragonando questo nuovo progetto legato ai veicoli elettrici al programma relativo alla distribuzione delle lampadine LED: «abbiamo già portato nelle case degli indiani 500 milioni di lampadine LED, in soli due anni. Il mio lavoro è quello di migliorare l’efficienza per ridurre il consumo in ogni occasione in cui ci sia uno spreco, oltre ad assicurarmi che la richiesta di energia venga sempre completamente soddisfatta».