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Agricoltura

Land grabbing: cos’è e perchè minaccia il pianeta

Qualche settimana fa Nestlé, l’enorme multinazionale del settore alimentare, ha deciso di interrompere i rapporti di approvvigionamento dalle filiali di Astra Agro Lestari. Da questo grande produttore indonesiano Nestlé faceva rifornimento di diversi prodotti, a partire dall’olio di palma. Per quale motivo il colosso alimentare ha effettuato questa scelta? Non per rinunciare totalmente all’olio di palma, a quanto pare. Il cambio di fornitore sarebbe infatti da motivare con le recenti accuse che hanno colpito Astra Agro Lestari, il quale secondo delle associazioni ambientaliste avrebbe violato i diritti umani come quelli della terra. Da parte sua Santosa Tarmudji, presidente di Astra Agro, ha dichiarato che la propria società «è molto seria nell’attuare la politica di sostenibilità, e non è vero che Astra Agro o le sue sussidiarie si occupano di land grabbing». È proprio intorno a quest’ultimo fenomeno che si concentrerebbero le accuse mosse contro l’impresa indonesiana, come del resto contro tantissimi altri attori del mondo agroalimentare. Ma cos’è il land grabbing nel concreto?

Cos’è il land grabbing?

Potremmo tradurre “land grabbing” con le parole “accaparramento di terre”. In realtà con questo termine ci si riferisce in modo specifico all’accaparramento dei suoli fertili, qualcosa che assomiglia pericolosamente, se guardato dall’alto, a un furto legalizzato delle terre coltivabili. In nome, ovviamente, del profitto più esasperato, in processi di compravendita che arricchiscono pochi – pochissimi – e che hanno impatti negativi su tutta la popolazione locale, nonché sull’ambiente.

Si parla in modo diffuso di land grabbing a partire dal 2008. In quegli anni, infatti, si è avuto il boom delle compravendite, con grandi flussi di capitali che dai paesi emergenti e sviluppati si sono spostati verso le regioni del sud del mondo, proprio per acquistare terreni coltivabili. L’obiettivo nella maggior parte dei casi – in Asia, in America Latina come in Africa – è quello di acquistare grandi terreni per insediare delle monocolture, dall’olio di palma al caffè, dal cacao in poi. In molti guardano al land grabbing come a una nuova e subdola forma di colonialismo, con questi grandi proprietari terrieri che finiscono per minacciare la sovranità stessa dei paesi più poveri.

L’accaparramento delle terre coltivabili in Africa e nel sud del mondo

A peggiorare la situazione del land grabbing in Africa e nel sud del mondo è stata una controversa decisione della Banca Mondiale. Questa ha infatti deciso di togliere qualunque tetto all’acquisto di terre nei paesi del sud del mondo. Lo scopo dell’istituto nazionale era quello di dare un forte stimolo al settore agricolo nei paesi più poveri, dirottando su questa parte del mondo un nuovo flusso di capitali. Il problema è che questa scelta ha finito per aumentare anche e soprattutto l’accaparramento massiccio del suolo, con una continua corsa all’acquisto di terre coltivabili a prezzi contenuti. I governi dei paesi più poveri hanno infatti deciso più volte di fare cassa vendendo milioni di ettari di terreni, con azioni che hanno spinto diversi commentatori a riecheggiare la spartizione dell’Africa del periodo coloniale. Processi di questo tipo rendono più deboli gli stati del sud, impoveriscono le popolazioni locali, e colpiscono ovviamente anche l’ambiente: si parla infatti di deforestazione, di colture intensive, di pesticidi e via dicendo.

Anche perché le aree sottoposte a compravendita sono enormi. Si pensi a un discorso del 2011 dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che aveva sottolineato quanta inquietudine provasse nel pensare che «che, solo nel 2009, un’area agricola grande come la Francia è stata acquistata in Africa da fondi di investimento e altri speculatori». Secondo l’International Land Coalition, che studia il fenomeno del Land Grabbing fin dal 2000, negli ultimi vent’anni sono stati oggetti di compravendita circa 33 milioni di ettari di terreni fertili, con un picco spaventoso soprattutto tra il 2009 e il 2011.