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Agricoltura

Meno api, più morti: 500.00 vittime all’anno

Cosa accade in un mondo con meno api? Come è noto il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore e l’80% delle piante produttrici di cibo per il consumo umano dipendono strettamente dal lavorio degli insetti impollinatori. E come è noto, negli ultimi anni è stata registrata una silenziosa ma drammatica estinzione di questi insetti. A essere maggiormente a rischio sono per l’appunto le api selvatiche e le farfalle. I dati sono allarmanti: nel Regno Unito – come riporta il WWF – è stato registrato un calo degli insetti alati di quasi il 60% a partire dal 2004; in Germania la mole degli insetti è calata del 78% tra il 2008 e il 2017.

Il concetto è semplice: senza l’azione delle api e degli insetti impollinatori, la società umana non può in alcun modo resistere. Un futuro senza questi insetti è assolutamente impensabile. Ma cosa succede nel frattempo? In che modo il progressivo venir meno degli insetti impollinatori sta influenzando la nostra salute? Ha provato a dare una risposta uno studio pubblicato sulla rivista Environmental health perspectives, con numeri allarmanti.

In un mondo con meno api, 500 mila morti precoci all’anno

Già adesso il mondo sta affrontando una carenza di insetti impollinatori. Ecco allora che un team di ricerca si è messo al lavoro per capire quanto questo fenomeno stia impattando sulla salute umana. Il risultato dell’indagine ci dice che la perdita a livello globale degli impollinatori, portando a una progressiva riduzione dell’offerta di cibi salubri, sta causando 427 mila morti precoci all’anno.

Come sono arrivati a questa cifra? Tutto parte dalle informazioni note circa il ruolo delle api e degli altri insetti impollinatori: visto che circa tre quarti delle colture presenti nel mondo poggiano sull’impollinazione, e visto che questi insetti stanno diminuendo, la produzione globale di verdura e di frutta sta pian piano calando. Lo studio arriva di conseguenza a ipotizzare che circa l’1% dei decessi sia da ricondurre proprio al venir meno degli impollinatori.

Il nesso tra impollinatori e morti precoci

Avere meno api e impollinatori significa avere meno nutrienti salubri, capaci di prevenire l’insorgere di patologie come tumori, malattie cardiache o ictus. Che una dieta scorretta aumenti le probabilità di andare incontro a problemi di salute di questo tipo non è certo una sorpresa; in molti casi, però, non si tratta di una scelta, quanto invece di un’effettiva difficoltà nell’acquistare frutta e verdura. A essere maggiormente esposti in questo senso sarebbero i paesi a reddito medio, tra i quali troviamo la Russia, l’India, l’Indonesia e la Cina. Qui ci sono state significative riduzioni della produzione agricola, che hanno portato per l’appunto a una crescita di morti precoci; cosa che invece non starebbe avvenendo nei paesi a basso reddito, dove malattie cardiache e ictus sono meno frequenti.

Gli effetti sulla salute non inclusi nello studio

Va peraltro detto che i reali effetti sulla salute del venire meno delle api potrebbero essere ben peggiori. Nello studio infatti non si tiene in considerazione il fatto che nelle diete dell’uomo siano via via meno presenti la vitamina A e la vitamina B. Certo, ci sono diverse colture che vengono impollinate dal vento, dall’orzo al grano, dal riso al mais: si parla però di alimenti poveri di nutrienti e ricchi invece di carboidrati, che aumentano i tassi di diabete e di obesità.

Si capisce quindi quanto sia importante difendere gli impollinatori, sapendo che i danni sulla salute sono già presenti oggi, in un mondo con meno api. Diventa dunque fondamentale conservare gli habitat naturali, dare un taglio netto all’uso di pesticidi, e via dicendo. Sapendo peraltro che, a fronte della lenta decrescita del numero dei impollinatori, è in continuo aumento quello della popolazione umana mondiale.