crema spalmabile olio di palma
Agricoltura

L’olio di palma nella Nutella

Che mondo sarebbe senza Nutella? Probabilmente questo è uno degli slogan pubblicitari più famosi di sempre nel nostro paese. E non ci sono dubbi, i grandi appassionati di questa famosa crema al cioccolato sono tantissimi, in Italia come all’estero. Lì, dagli stabilimenti della Ferrero – la cui sede è ad Alba, la capitale della Langhe – escono tanti prodotti dolciari diversi, dalla Nutella ai Ferrero Rocher, dai Mon Chéri ai Pocket Coffee. E va detto che la Ferrero non ha mai fatto mistero di usare l’olio di palma, non nascondendo l’utilizzo di questo olio vegetale né tantomeno ipotizzando una sua sostituzione. Nemmeno nel 2015, quando l’allora ministro francese all’ecologia Segolène Royal invitò a boicottare la Nutella proprio per questo motivo, l’azienda piemontese pensò di cambiare strategia produttiva. E questo nonostante il legame strettissimo che esiste tra olio di palma, deforestazione e sfruttamento dei lavoratori (per non parlare dei tanti dubbi sulla salubrità dell’olio di palma). Qualcosa, però, sembra essersi mosso negli ultimi mesi: vediamo più da vicino come arriva l’olio di palma nella Nutella.

L’olio di palma nella Nutella

Stando ai numeri conosciuti, negli stabilimenti di Alba la Ferrero raffina ogni anno 180mila tonnellate di olio di palma. Questo proviene da vari luoghi a livello mondiale, ma la maggior parte dei rifornimenti arriverebbe dalla Malesia. Si parla in tutto di 411 diverse piantagioni, con la spremitura che avviene già all’estero, per far arrivare negli stabilimenti piemontesi l’olio grezzo. Ed è lì, ad Alba, che inizia la raffinazione del grasso vegetale, affinché non finisca per compromettere il sapore tanto amato di cacao e nocciola. Attraverso questi processi, l’olio di palma diventa un componente chiave della Nutella, che è formata da questo grasso vegetale per circa il 20%. Ed è così da sempre, fin dal 1964, anno in cui la crema spalmabile è stata immessa sul mercato.

La comunicazione Ferrero

Come anticipato, le tante polemiche sull’olio di palma non hanno mai fatto desistere la Ferrero. Che anzi, per rispondere agli attacchi, ha deciso di mettere ben chiare le carte in tavola, sottolineando l’uso di olio di palma da coltivazioni sostenibili anche in spot televisivi appositi. E la trasparenza sembra avere premiato nel tempo l’azienda, che avrebbe conosciuto un aumento delle vendite di Nutella: a portare a questo risultato l’audace campagna di comunicazione, l’apertura degli stabilimenti, i convegni dedicati al tema e via dicendo. Sul sito ufficiale di Nutella l’azienda ha dedicato un’intera pagina alle virtù dell’olio di palma, sottolineando i diversi controlli di qualità nonché l’attenzione messa in campo per usare solo olio al 100% certificato e sostenibile, grazie a una piena tracciabilità del prodotto. Negli ultimi mesi, però, si è aperto un nuovo capitolo della storia dell’olio di palma nella Nutella.

La denuncia dagli Stati Uniti e l’olio di palma Sime Darby

A cambiare la provenienza di gran parte dell’olio di palma nella Nutella è stata un’indagine portata avanti negli Stati Uniti, che ha dato i suoi frutti nella primavera del 2022. Come detto, gran parte dell’olio di palma usato dalla Ferrero proviene dalla Malesia – si stima circa l’85%. Ebbene, dagli Stati Uniti è arrivata la notizia che uno dei principali fornitori di olio di palma, ovvero la piantagione Sime Darby, avrebbe sfruttato il lavoro forzato (a danno di migranti provenienti dall’India, dall’Indonesia e dal Bangladesh) per produrre l’olio grezzo. Questa denuncia ha scosso il mercato, tanto più pensando che Sime Darby è stato a lungo considerato come il leader a livello globale della produzione di olio di palma sostenibile. Per questo motivo gli Stati Uniti hanno deciso di rompere ogni legame con l’azienda. A seguito di questa notizia, pubblicata da Reuters, la Ferrero ha deciso di interrompere le forniture di olio di palma e di palmisti provenienti da Sime Darby “fino a nuovo avviso”. L’azienda piemontese ha sottolineato che le stesse forniture sarebbero da sempre state indirette, e quindi attraverso degli intermediari.