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Materiali

Platio, pavimento fotovoltaico in plastica riciclata

L’idea di un pavimento fotovoltaico non è sicuramente nuova. Negli ultimi anni di progetti incentrati sulla trasformazione di superfici ‘tradizionali’ in sistemi per produrre energia ne abbiamo visti tanti. A fare da apripista sono stati probabilmente gli Usa con Solar Roadways  dei coniugi Brusaw, seguiti a stretto giro dall’innovazione francese Wattway, lastre fatte di celle fotovoltaiche in silicio policristallino che vanno semplicemente incollate al pavimento, e che verranno testate su 1000 km di percorsi stradali nei prossimi cinque anni. Senza dimenticare poi tutte le sperimentazioni sugli asfalti fosforescenti– dalle famosissime ‘Glowing Lines’ olandesi ai prototipi polacchi  – che puntano allo stesso obiettivo: sfruttare tutte le possibilità offerte dalla radiazione solare al fine di ridurre i consumi energetici.

Platio, il pavimento solare simile ai LEGO

Cos’ha di nuovo l’innovazione chiamata Platio, sviluppata dall’omonima start-up ungherese? Il sistema colpisce innanzitutto per la resa estetica che ricorda le costruzioni LEGO, da cui è stato ripreso il sistema di montaggio: blocchi che si montano e smontano a incastro. Un sistema che ne facilita quindi la realizzazione perché non richiede opere supplementari di cablaggio elettrico.

‘Le unità- spiegano gli ideatori- sono compatte e connesse tra di loro in modo modulare e si allacciano automaticamente alla centralina nel momento in cui vengono fissate al terreno’.

Moduli fotovoltaici con supporti in plastica riciclata

Il sistema si compone di moduli fotovoltaici in silicio cristallino incapsulati all’interno di una struttura di vetro temprato, che vengono assemblati grazie a un supporto realizzato in plastica riciclata. E’ questo uno degli elementi distintivi del progetto, il fatto che la ‘custodia’ che avvolge i pannelli sia stata ottenuta grazie al riciclo di rifiuti plastici.

‘Platio è un pavimento non convenzionale- scrive l’azienda- non solo perché è in grado di convertire la luce del sole in energia ma anche perché, a differenza delle superfici tradizionali non si compone di materiali classici (pietra, ghiaia, cemento, legno) ma utilizza gli scarti.”

Tre versioni dai colori diversi

Il supporto in plastica, che è stato realizzato dall’ingegnere Imre Sziszák, tramite stampa ad iniezione, garantisce al sistema sia resistenza alla pressione meccanica, indispensabile in qualasiasi manto stradale, sia sicurezza nel collegamento dei vari moduli. Gli altri due collaboratori al progetto, Miklós Ilyes e József Cseh, si sono invece occupati del funzionamento del sistema e della parte estetica. Platio infatti è stato pensato in tre versioni dai colori diversi, immaginandone tutte le possibilità dettate dall’integrazione più congeniale in base all’ambiente in cui può essere inserito.

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Platio: 160 W di potenza al mq

Sebbene l’installazione orizzontale, parallela al terreno, ne riduce, cosa che vale per qualsiasi superficie stradale, le performance, Platio garantisce, stando a quanto riferito dai suoi ideatori, una potenza di 160 W per metro quadrato. Il pavimento fotovoltaico ungherese è ancora in fase prototipale e non si sa ancora quando e se verrà prodotto su larga scala. Ma sembra aver già suscitato l’interesse degli investitori: si parla di più di 66 mila euro di investimenti, grazie alla vendita dei primi 150 metri quadrati di superficie che verrà utilizzata in alcuni progetti pilota.

In futuro un sistema per sfruttare l’energia cinetica

Probabilmente la spinta definitiva al progetto verrà se gli ingegneri riusciranno ad integrare il pavimento solare con un sistema in grado di sfruttare l’energia cinetica, ovvero prodotta dal movimento umano (o quello delle auto, in questo caso), convertendola in elettricità. Ad ogni modo questa non è l’unica idea su cui il team di ricerca sta lavorando. Fra i progetti work in progress ci sono un sistema di accumulo energetico a idrogeno, pavimentazioni che sfruttano gli ologrammi per veicolare informazioni ai passanti e un rivestimento per le facciate esterne degli edifici.