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Politiche di protezione ambientale: in Thailandia scatta l’emergenza

La Thailandia deve limitare lo sfruttamento delle sue risorse naturali, creare nuovi e migliori posti di lavoro e dare sostegno alla popolazione più povera se vuole raggiungere una crescita verde che può portare una prosperità a tutti. A sostenerlo è la Banca Mondiale in un report pubblicato qualche giorno fa, che ha come focus il suggerimento di alcune politiche di protezione ambientale identificate come la chiave di svolta per la crescita del paese asiatico.

La crescita economica della Thailandia dipende dalle politiche di protezione ambientale

“Riteniamo che soltanto attraverso uno sviluppo economico di cui tutti possono beneficiare si potranno raggiungere obiettivi di stabilità e coesione sociale” – ha dichiarato Ulrich Zachau, direttore della banca per il Sud-Est asiatico in occasione della conferenza stampa organizzata per il lancio di una riforma per la crescita economica della Thailandia.

Tra il 1986 e il 2014, la crescita del paese ha ridotto la povertà dal 67% al 10,5%, secondo il report ma il paese negli ultimi dieci anni è stato interessato da una serie di disordini che hanno rallentato questa crescita e creato una serie di difficoltà interne, terminati nel 2014 grazie a un colpo di stato che ha ristabilito la pace. Fino ad allora 7,1 mln di thailandesi vivevano in povertà e altri 6,7 erano in condizioni di rischio. La principale conseguenza di questa situazione è stato il crollo dei prezzi agricoli e dei posti di lavoro a essi collegati, che hanno retto la crescita del paese nei decenni precedenti.

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Tra analfabetismo e default economico

La Thailandia sconta anche un tasso di analfabetismo molto alto. Secondo il rapporto, un terzo della popolazione adolescente (fino ai 15 anni) è tuttora analfabeta e la percentuale sale al 47% nei villaggi rurali, sottolineando un enorme spartiacque fra la capitale Bangkok e il resto del paese. 

Negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio declino economico della Thailandia che, fino a un decennio fa, si classificava fra i paesi asiatici in maggiore crescita secondo l’indice globale di competitività del World Economic Forum, mentre ora è stata raggiunta e superata da diverse altre nazioni.

Lo sfruttamento delle risorse sta contribuendo ai cambiamenti climatici

La situazione è piuttosto difficile ed è ulteriormente aggravata dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale che stanno rendendo la Thailandia sempre più sensibile ai disastri naturali. Senza una strategia che contempli politiche di protezione ambientale non si potranno avere miglioramenti concreti, secondo la Banca Mondiale.
Il tasso di esaurimento delle risorse naturali, tra cui foreste, mangrovie e barriere coralline, è fortemente aumentato nell’ultimo decennio, ha mostrato la relazione. Il cambiamento climatico sta causando inondazioni sempre più frequenti e di maggiore intensità e la deforestazione, la cui causa è da rintracciarsi principalmente dal commercio illegale, sta contribuendo al peggioramento del rischio.

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I disastri ambientali che colpiscono la Thailandia

Sono sei i disastri ambientali che negli ultimi anni hanno visto una crescita esponenziale in Thailandia:

  1. Cambiamenti climatici: la Thailandia è colpita da inondazioni violente, che hanno innalzato nell’ultimo secolo il livello del mare di 10 cm, alternate a lunghi periodi di siccità causati da un costante aumento delle temperature, cresciute di almeno un grado dal 1981 al 2007.
  2. Agricoltura intensiva: nel paese si fa ancora uso massiccio di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti che stanno distruggendo il suolo e le acque e che negli ultimi 20 anni hanno distrutto la biodiversità e portato alla scomparsa di diverse specie
  3. Inquinamento idrico: le acque sono sempre più inquinate perché mancano leggi e controlli sugli scarichi urbani e su quelli navali e perché scarseggiano i sistemi fognari che prevedano il trattamento dei liquami
  4. Inquinamento atmosferico: le emissioni nocive prodotte da veicoli, trasporti pesanti e dall’industria sono in costante aumento e mancano politiche di restrizione per calmierare il fenomeno
  5. Sfruttamento delle risorse: tra deforestazione, pratiche di pesca e di agricoltura intensiva il suolo è in fase di degrado, con la conseguenza di un aumento del fenomeno di desertificazione e di perdita della biodiversità
  6. Produzione di rifiuti: manca un sistema di gestione e di smaltimento dei rifiuti, sia di quelli domestici sia di quelli industriali, così come non vengono trattati in modo distinto i rifiuti elettronici o medici

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Servono politiche di protezione ambientale ma anche percorsi di educazione ambientale per la popolazione

Per risollevare il paese asiatico è necessario partire da politiche di protezione ambientale, secondo la Banca Mondiale. E’ necessaria una gestione migliore del territorio unita alla promozione di interventi che vadano in un’ottica di efficienza energetica e utilizzo di fonti rinnovabili.
Gran parte degli sforzi dovrebbero anche essere indirizzati verso l’educazione della popolazione, attraverso dei percorsi che potrebbero essere definiti di ‘alfabetizzazione ambientale’, perché senza la collaborazione degli abitanti non potranno mai esserci dei risultati evidenti. Per affrontare tutte le problematiche legate al degrado ambientale è necessario che gli abitanti per primi inizino a mettere in atto dei comportamenti più responsabili e che facciano delle scelte di vita a maggior basso impatto ambientale e che soprattutto siano consapevoli dei rischi che si corrono.