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Green economy

Referendum energetico svizzero: la Svizzera dice no al nucleare

La Svizzera ha detto no all’energia nucleare. A dirlo sono stati i cittadini stessi, chiamati a dire la propria su un disegno di legge, varato dal Parlamento, inerente una revisione della vigente politica economica a favore di misure orientate all’efficienza energetica e alla promozione delle rinnovabili. Il referendum energetico svizzero dello scorso maggio sulla ‘Strategia energetica 2050’ si è concluso con un’approvazione a larga maggioranza (58,2% i favorevoli). Su 26 cantoni, soltanto 4 si sono mostrati contrari. I più convinti sono stati gli abitanti di Vaud e Ginevra, con il 73,5% e il 72,6% di voti a favore della nuova legge, mentre il cantone più conservatore è stato l’Argovia, con il 51,8 di favorevoli, una percentuale comunque alta.

Referendum energetico svizzero per lo stop al nucleare

Il referendum energetico svizzero delinea un nuovo percorso per la produzione e consumo dell’energia ma al centro della proposta vi era sicuramente la scelta di abbandonare progressivamente l’utilizzo delle centrali nucleari. Una prospettiva che ha iniziato a delinearsi in seguito all’incidente nucleare di Fukushima del 2011: è da allora che le forze governative hanno scelto di spingere verso l’abbandono dell’atomo in favore di nuove politiche energetiche più green e sicure.

Il nucleare copre il 39% dell’elettricità svizzera

Il nucleare svizzero ha d’altra parte un peso notevole. Le cinque centrali attive, entrate in funzione tra il 1969 e il 1984, producono circa il 39% dell’energia elettrica del Paese. Mentre sul fronte delle rinnovabili il ritardo è evidente: attualmente solare ed eolico non arrivano a coprire neanche il 5% del fabbisogno nazionale. Il solare raggiunge a mala pena un 1,7%, mentre l’energia ricavata dal vento sfiora quote stimate nello 0,17%.

Cosa prevede la Strategia energetica 2050?

Cosa cambierà dopo l’esito del referendum energetico svizzero? La “Strategia energetica 2050” introdurrà misure per promuovere il risparmio e l’efficientamento energetico, sia per i privati sia per le imprese. Questo avverrà attraverso un sistema di incentivi economici a favore della riqualificazione energetica di edifici e impianti. Si cercherà anche di agire sul fronte delle emissioni di anidride carbonica  con il varo di limiti molto più stringenti e con sanzioni più severe per chi dovesse superarli.

Investimenti in impianti alimentati da rinnovabili

Chiaramente è previsto un investimento parallelo nelle energie rinnovabili, attraverso un prelievo annuo di 480 milioni di franchi dagli utenti della rete elettrica che andranno a finanziarie investimenti in impianti eolici, solari, idroelettrici, a biomassa e geotermici. Nello specifico la strategia prevede un potenziamento dell’energia proveniente dalle centrali idroelettriche, pari a 36,2 TWh nel 2015, che dovrebbe raggiungere 37,4 TWh entro il 2035. Le nuove energie rinnovabili (solare, eolico, geotermia, biomasse) dovrebbero compiere un balzo nello stesso periodo da 1,7 a 11,4 TWh.

Tassa sui combustibili fossili

Ulteriori 450 milioni di franchi saranno prelevati da una tassa sui combustibili fossili già in vigore per ridurre del 43% entro il 2035 il consumo di energia nelle case. Il piano prevede che entro il 2020 gli svizzeri dovrebbero utilizzare il 16% in meno di energia rispetto ai livelli del 2000. Ed entro il 2035 la quota dovrebbe ridursi di un ulteriore 43% sempre rispetto al 2000.

La prima centrale chiuderà nel 2019

E le centrali nucleari quando smetteranno di funzionare definitivamente? Lo stop sarà graduale ed avverrà quando i singoli impianti non saranno più a norma di legge, quindi non sicuri. Stando ad alcune previsioni il primo impianto verrà dismesso nel 2019 mentre la chiusura delle ultime centrali dovrebbe avvenire nell’arco dei prossimi 20, massimo 30 anni.

Contro: le rinnovabili sono costose e inaffidabili

Le forze politiche che in questi anni hanno cercato di bloccare la strategia sostengono che le misure che verranno varate comporteranno un pesante aumento dei costi per aziende, Stato e cittadini. Viene poi messa in discussione l’affidabilità delle fonti rinnovabili, per loro natura intermittenti, che potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza energetica della Svizzera aumentando il rischio di blackout.

Pro: Svizzera più forte perché indipendente energeticamente

Secondo i sostenitori della legge, invece, la promozione delle energie rinnovabili comporterà soltanto un iniziale leggero aumento dei prezzi, che sarà poi compensato dall’aumento dell’efficienza. Le rinnovabili potranno rendere la Svizzera finalmente indipendente da un punto di vista energetico, aumentandone di conseguenza la forza economica.