lotta al cambiamento climatico
Cambiamento climatico

Perché i satelliti sono preziosi nella lotta al cambiamento climatico

Abbiamo dei dati certi e abbastanza precisi circa il ritiro dei ghiacci sulle nostre catene alpine come nella regione artica e antartica. Sappiamo quali sono le variazioni in fatto di altezza dei mari, a livello globale.

E ancora, sappiamo precisamente quali sono gli eventi meteorologici estremi che hanno avuto luogo sul pianeta negli ultimi decenni, anche nelle aree più remote e deserte. Sappiamo anche, costantemente, qual è la concentrazione di gas serra nell’atmosfera.

Ma come facciamo a sapere tutto questo, come raccogliamo tutti questi dati che ci dimostrano l’avanzare del cambiamento climatico?

A permetterci di avere uno sguardo complessivo sul pianeta e sulla sua fragilità sono i satelliti, quei dispositivi artificiali messi in orbita intorno alla Terra a partire dalla metà del secolo scorso. Oggi vedremo come i satelliti possono aiutarci nella lotta al cambiamento climatico.

I satelliti e lo studio dei dati climatici

Come è noto la lotta per la conquista dello spazio è iniziata immediatamente dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1946 il razzo statunitense V-2 ci regalava la prima immagine della Terra dallo spazio. Mentre il primo satellite artificiale, il famoso Sputnik 1, veniva lanciato dall’Unione Sovietica nel 1957.

Da quel momento in poi i lanci dei satelliti si sono moltiplicati. Attualmente intorno alla Terra ci sono oltre 4.000 satelliti artificiali, nelle più differenti orbite, ognuno con un compito specifico.

Alcuni di questi dispositivi sono stati lanciati appositamente per osservare la Terra e analizzare il suo clima. Il primo satellite con questo obiettivo è stato il Vanguard 2, statunitense, impegnato nel monitorare il modo delle nuvole.

Attualmente a fornirci informazioni aggiornate sulla concentrazione di gas serra nell’atmosfera sono, per esempio, i satelliti Sentinel attraverso il Greenhouse Gas project dell’Agenzia spaziale europea, nonché il satellite Nasa Orbiting Carbon Observatory 2.

I dati satellitari sui cambiamenti dovuti al climate change

Per capire quanto i satelliti siano fondamentali nella comprensione e nella lotta al cambiamento climatico, basta leggere l’ultimo report dell’IPCC, “AR6 Climate Change 2021: The Physical Science Basis”. Nel ribadire la responsabilità umana per i cambiamenti climatici, l’organizzazione cita la parola satellite quasi mille volte, indicando di volta in volta le fonti dei dati utilizzati. Di fatto non esiste nessuno strumento più efficace per la raccolta dei dati climatici

I dati satellitari e la lotta al cambiamento climatico

Come fanno i satelliti a misurare costantemente i livelli di gas serra presenti nell’atmosfera? Nella maggior parte dei casi questo avviene grazie a sensori che lavorano alle frequenze infrarosse, appoggiandosi al fatto che le molecole atmosfere lasciano delle tracce misurabili nei raggi di luce che si trovano ad attraversare.

Grazie a tecnologie di questo tipo, i satelliti hanno misurato che, nel 2019, nell’atmosfera c’era una concentrazione di anidride carbonica di 410 parti per milione. E quello è stato un drammatico primato negativo, segnando un aumento medio attuale di circa 2,5 parti per milione all’anno, di contro all’incremento annuo degli anni Sessanta, che si limitava a 0,6. La velocità attuale dell’incremento attuale è di circa 100 volte maggiore rispetto a quello che caratterizzava l’epoca preindustriale.

Ma non è tutto qui: nella lotta al cambiamento climatico i satelliti intervengono monitorando le temperature, i venti, le foreste, gli incendi boschivi, i ghiacci e i livelli marini, utilizzando tecnologie di altimetria radar. Uno studio basato su dati satellitari ha dimostrato che, negli ultimi 140 anni, il livello medio dei mari si è alzato di 21-24 centimetri.

Mettendo insieme tutti questi dati, i ricercatori riescono a costruire dei modelli teorici, attraverso i quali è possibile spiegare i cambiamenti climatici, trovarne una causa e predire quello che avverrà nei prossimi anni.

È in base a questi modelli che l’IPCC è in grado di dire, per esempio, che seguendo il trend attuale di incremento dei gas serra dovremmo dire addio al ghiacci dell’Artico già entro la metà di questo secolo.

In tal senso, per capire a cosa andiamo incontro, i dati satellitari sono fondamentali nella lotta al cambiamento climatico, prima di tutto per capire quanto è fragile il nostro pianeta.