ghiacciai italiani
Cambiamento climatico

La situazione dei ghiacciai italiani

La tragedia della ghiacciaio della Marmolada ha acceso la massima attenzione verso i ghiacciai italiani, nonché verso tutti i ghiacciai presenti nell’arco alpino. Non poteva essere altrimenti: il bilancio dell’incidente avvenuto domenica, con l’enorme massa di ghiaccio che ha travolto gli escursionisti presenti sul Pian dei Facconi, è di quelli che non possono in alcun modo essere trascurati. I numeri ufficiali e aggiornati parlano per ora di 7 morti, di 8 feriti e di 5 dispersi. Il numero di questi ultimi si è ridotto notevolmente rispetto alla giornata di ieri, quando ancora si stavano cercando in totale 13 dispersi. Per ora sono stati chiusi tutti i punti di accesso alla Marmolada per ovvi motivi di sicurezza, mentre le operazioni di ricerca dei dispersi continuano a essere fatte unicamente attraverso elicotteri e droni. In queste tre giornate sono state tantissime le dichiarazioni: spicca tra tutte quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha spiegato «quello che è avvenuto è un elemento simbolico delle tante tragedie che il mutamento climatico non governato sta comportando in tante parti del mondo». Nello stesso discorso il Presidente ha sottolineato come il cambiamento climatico, insieme a questioni quali la pandemia, le migrazioni e lo sviluppo economico, siano «fenomeni globali, che nessun Paese può affrontare da solo». Le domande su quanto successo domenica restano tante: in quale misura il cambiamento climatico è da considerarsi responsabile? Era possibile prevedere la tragedia? Qual è la situazione degli altri ghiacciai italiani?

Come è cambiato il ghiacciaio della Marmolada negli anni

La tragedia della Marmolada poteva essere evitata? Anche tra i parenti delle vittime e dei dispersi inizia a sollevarsi questa domanda disperata. Quel che si sa, per ora, è che la Procura di Trento ha aperto un fascicolo per individuare eventuali responsabilità per disastro colposo. Ma si sa anche che negli ultimi anni il ghiacciaio della Marmolada, come tanti altri ghiacciai italiani, è cambiato in modo netto, proprio per via dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature. Uno studio pubblicato da Univerità di Trieste, Cnr-Ismar, Aberystwyth University, Università di Genova e Arpa sull’evoluzione recente del ghiacciaio afferma che l’area ricoperta da ghiaccio è passata dai 1.402.000 metri quadrati del 2004 ai 1.097.000 metri quadrati del 2014. Si parla quindi di una perdita di superficie del 22% in 10 anni. Guardando al volume, la perdita sarebbe pari al 30%, da da 25,2 milioni di metri cubi a 17,5 milioni. Non servono del resto i numeri per avere una prova del ritiro del ghiacciaio: è sufficiente guardare alle fotografie scattate dagli escursionisti negli ultimi anni per vedere il costante e veloce ridursi del gigante di ghiaccio. Da qui a riuscire a stabilire un preciso nesso di causa-effetto tra l’aumento delle temperature, il ridursi della superficie ghiacciata e il crollo di domenica, però, il passaggio non è immediato, né semplice.

La situazione dei ghiacciai italiani

Non è certo una sorpresa il fatto che i ghiacciai si spezzino, causando grandi frane di ghiaccio e detriti. Succede praticamente ogni anno al di sopra del campo Base dell’Everest, a poco meno di 5.000 metri di altitudine, a livello della seraccata del Khumbu: le sue vittime negli anni sono state tantissime. Ma succede spesso anche in molti ghiacciai italiani. Intervistato dal Corriere della Sera, Marco Giardino, Segretario Generale del Comitato Glaciologico Italiano e insegna Geofisica all’Università di Torino, ha citato per esempio il ghiacciaio della Brenva, in Valle d’Aosta, il quale «ha una fronte sospesa di circa 700 metri rispetto al fondo valle e una lingua coperta di detriti. Si può osservare a occhio nudo come la fronte di questo ghiacciaio rilasci dei seracchi. Si sentono dei boati impressionanti, decine al giorno. Fortunatamente il materiale si distribuisce su una porzione di territorio deserta». E se i fenomeni di fusione e di crolli sono comuni nei ghiacciai dell’arco alpino, va sottolineato che in ogni caso i ghiacciai italiani monitorati costantemente sono soltanto 2, lungo il dorsale italiano del Monte Bianco: si parla dei ghiacciai Planpincieux e Grandes Jorasses, tenuti sotto controllo per via della loro posizione giudicata rischiosa rispetto a una sottostante strada provinciale e a dei centri abitati. Gli altri 903 ghiacciai italiani, invece, non hanno alcun reale monitoraggio quotidiano.