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Temperature sempre più alte: in dubbio le future Olimpiadi invernali

Lo si sapeva già da molto tempo: a farla da padrone, durante tutta la durata delle Olimpiadi Invernali di Pechino, è stata la neve artificiale, con dei sistemi di innevamento all’avanguardia. Tutti gli innevatori, hanno voluto sottolineare gli organizzatori di Pechino 2022, sono alimentati con dell’energia rinnovabile. Di certo l’obiettivo era quello di non ripetere anche in Cina quanto era accaduto in gennaio a Zagabria, in occasione della Coppa del Mondo: lì infatti lo slalom maschile era stato annullato dopo la discesa di soli 19 atleti, i quali l’uno dopo l’altro hanno dovuto fare i conti con una pista cedevole, piena di buche, non performante e persino rischiosa. E quello che è successo in Coppa del Mondo potrebbe essere un triste anticipo di quello che potrebbero essere, nei prossimi anni e nei prossimi decenni, le future Olimpiadi invernali, a causa delle temperature sempre più alte.

Temperature sempre più alte e neve artificiale


A raccogliere molti interessanti dati sulle Olimpiadi invernali passate e future dal punto di vista climatico è lo studio “Climate change and the future of the Olympic Winter Games: athlete and coach perspectives”, prodotto da Daniel Scott della University of Surrey e dal suo team. Si scopre così, per esempio, che le temperature medie dei Giochi invernali sono andate via via aumentando in modo preoccupante nei decenni. Nelle Olimpiadi invernali che hanno avuto luogo tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta la temperatura media era di 0,4 gradi centigradi, per arrivare ai 3,1 gradi tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta, e infine ai 6,3 gradi di media nel nuovo secolo. Non stupisce quindi che, con queste temperature sempre più alte, le città ospitanti si siano di volta in volta dovute inventare metodi stravaganti per assicurare la neve: già a Vancouver, nel 2010, la neve è stata trasportata sulle poste in elicottero. E di certo non è stato un gioco da ragazzi nemmeno nel 2014, a Sochi, dove si è dovuta immagazzinare la neve dell’anno prima.

Alla fine del secolo solo una città potrà ospitare le Olimpiadi invernali

Pensare alle Olimpiadi invernali future può essere un buon esercizio per capire quanto i cambiamenti climatici stiano cambiando il nostro mondo. Cosa accadrà ai Giochi olimpici con temperature sempre più alte? Immaginiamo che le emissioni di gas serra rimangono ai livelli attuali: si stima in questo caso che, delle 21 città che hanno ospitato i campionati nelle ultime edizioni, solo una potrà vantare – nel 2080 – un clima sufficientemente freddo per ospitare i Giochi d’inverno. Guardiamo per esempio all’arco alpino, che nei decenni ha ospitato le Olimpiadi a Torino, a Grenoble, a Chamonix, ad Albertville, a Saint Moritz, a Cortina d’Ampezzo, a Innsbruck e a Garmisch. Ebbene, nel 2080, in uno scenario con delle emissioni immutate, la sola Albertville avrà delle temperature tali da permettere la realizzazione e il mantenimento delle necessarie piste da sci.

Anche gli sportivi molto preoccupati

E di certo queste proiezioni preoccupano anche gli stessi sportivi. A sintetizzare il pensiero di molti è Lesley McKenna, per tre volte alle Olimpiadi di snowboard per la squadra britannica, e che in 30 anni di sport sulla neve ha conosciuto grandissimi cambiamenti nel mando e nelle condizioni di stazioni sciistiche e ghiacciai. «I cambiamenti sono davvero preoccupanti, su molti livelli» ha spiegato McKenna, aggiungendo che «il tempo e la neve sono molto meno costanti ora rispetto a com’erano all’inizio della mia carriera. Se una squadra vuole raggiungere i migliori luoghi di formazione i piani devono essere molto flessibili. Tutto questo peraltro tende a far diventare l’attività sportiva ad alti livelli ancora più esclusiva».