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Cambiamento climatico

Migrazioni e cambiamenti climatici: 5 paesi hanno già pronto un piano B

Migrazioni e cambi climatici apparentemente non sono collegati . E invece sono tantissime le persone nel mondo che sono state finora costrette a emigrare a causa di condizioni abitative estreme indotte dai cambiamenti climatici: l’IDMC, Internal Displacement Monitoring Centre, ha stimato che solo nel 2016 queste persone a livello globale sono state ben 24,2 milioni.

Questi fenomeni riguardano soprattutto gli Stati del Sud est asiatico, e in particolare gli Stati insulari. Sono luoghi isolati dove vivono etnie poco numerose che, spostandosi, possono anche entrare in conflitto con altre comunità.

I cambiamenti climatici sono causa soprattutto dell’aumento del livello dei mari: il riscaldamento globale provoca lo scioglimento dei ghiacciai, soprattutto in Groenlandia e Antartide, che, a loro volta, provocano un innalzamento dei mari. La conseguenza è che “porzioni” di terra situate a poca distanza dalla superficie del mare, come piccole isolette o atolli, vengono sommersi dalle acque o rischiano di esserlo. Con gli anni questo fenomeno è purtroppo destinato tristemente ad aumentare.

Tuttavia, nel mondo ci sono Paesi la cui popolazione, in previsione delle conseguenze catastrofiche degli imminenti eventi climatici sulle loro abitazioni e sui luoghi in cui abitano, hanno già predisposto un piano B.

Ecco quali sono i 5 Paesi pronti a fronteggiare le conseguenze dei cambiamenti climatici dei prossimi anni.

Migrazioni e cambiamenti climatici: Shishmaref in Alaska

Molto lontani dal caldo degli arcipelaghi del Pacifico, i circa 600 abitanti della piccola isola di Shishmaref, situata a largo delle coste dell’Alaska, a ridosso del circolo polare artico, hanno fatto una votazione nel 2016 per spostarsi altrove, perché la loro linea di costa si stava assottigliando ed era destinata ad essere sommersa dal mare.

L’isola di Jean Charles negli Stati Uniti

Sull’isola di Jean Charles sono rimaste solo 29 case. Oggi queste abitazioni stanno per affondare e perdersi per sempre nel mare del Golfo del Messico.  Dal 1955 ad oggi, quest’isola ha visto drasticamente ridursi il suo territorio, e di conseguenza la sua popolazione, del 98%.

Agli inizi del 2016, il governo degli Stati Uniti ha stanziato alcune sovvenzioni per trasferire la popolazione dell’Isola di Jean Charles in luoghi più idonei e più elevati rispetto al livello del mare. Adesso i cittadini stanno decidendo dove spostarsi, tra alcuni siti potenziali proposti.

Taro nelle Solomon Island, in Australia

Nel 2016 alcuni ricercatori australiani hanno scoperto che esistono ben 5 isole disabitate delle Isole Solomon, che si sono perse in mare, a causa del fenomeno dell’erosione e dell’innalzamento delle acque del mare. Ora a rischio è l’atollo corallino di Taro, che si trova ad appena 2 metri dal livello del mare, i cui abitanti sono stati evacuati già più di una volta per il pericolo di tsunami.

Sono in corso attualmente dei progetti per spostare la capitale dell’isola, Choiseul, in un luogo posto ad un livello più alto e fondare una vera e propria città ex novo, Choiseul Bay Town.

Kiribati nell’oceano Pacifico

Kiribati è una nazione composta da diverse isolette nell’oceano Pacifico, particolarmente vulnerabili al fenomeno dell’innalzamento del livello degli oceani. L’ex presidente della nazione, Anote Tong, si è impegnato a lungo per evitare che le isole fossero sommerse, acquistando addirittura un appezzamento di terreno nelle isole Fiji per trasferirvi i 100.000 abitanti di Kiribati, quando le loro abitazioni fossero diventate inagibili.

Vunidogoloa nelle isole Fiji

Il fenomeno dell’innalzamento delle acque non risparmia però neanche le stesse isole Fiji, in cui gli abitanti di Kiribati sperano di trovare riparo. Anche qui, infatti, nel 2014 gli abitanti del villaggio di Vunidogoloa sono stati costretti ad abbandonare le proprie case per trasferirsi nell’entroterra. Vunidogoloa è stato il primo villaggio delle Fiji in cui la popolazione si è spostata, in seguito ai cambiamenti climatici, con la costruzione di nuove case e fattorie altrove.