Trasformazione delle discariche
Urbanistica

La trasformazione delle discariche in parchi: l’esempio di Fresh Kills

Fresh Kills era una discarica. E non una a caso: quella di Staten Island era definita come la più grande area di accumulo di rifiuti in tutto il mondo. Oggi, questa area è l’esempio concreto e lampante di come sia possibile l’efficace trasformazione delle discariche, in modo da convertire degli spazi degradati e del tutto nocivi per arrivare a guadagnare dei luoghi in cui l’educazione ambientale e il rispetto della natura tornino a regnare sovrani. Del resto i nuovi paradigmi dell’economia circolare non ci suggeriscono solamente di riciclare dei beni, ma anche dei luoghi. Questo, da un certo punto di vista, è uno dei cardini principali dell’edilizia circolare. Se dunque è possibile riciclare un edificio, perché non riciclare e quindi dare nuova vita ad un deposito di rifiuti? La trasformazione delle discariche è un vero e proprio obbligo di fronte al quale la nostra società non può sottrarsi ancora a lungo. Per questo motivo, l’esempio di Fresh Kills Landfill deve fare scuola: grazie ad una strategia alquanto creativa ed innovativa, un luogo che per più di 50 anni è stato simbolo internazionale del degrado sta per essere convertito in un parco cittadino.

Trasformazione delle discariche

La storia di Fresh Kill Landfill

Tra gli ultimi rifiuti raccolti da Fresh Kill Landfill ci sono stati i drammatici resti del World Trade Center. Ma la sue origini sono molto più lontane nel tempo: la discarica, collocata a Staten Island, una delle cinque contee della città di New York, fu attivata nel 1948. Il bello è che quella stessa area, nel diciassettesimo secolo, era divenuta proverbiale tra i coloni olandesi per la ‘freschezza delle acque’. Questo però non fermò la città di New York dal trasformarla in un’enorme discarica: dapprima si era spiegato che questo ripiego sarebbe stato momentaneo, dalla durata inferiore ai tre anni, ma poi questa clausola venne cancellata. Prima di diventare un faro per la trasformazione delle discariche a livello internazionale, quella di Fresh Kill arrivava a ricevere fino a 29.000 tonnellate di materiale al giorno, arrivando così a complessi di rifiuti alti quanto e più della Statua della Libertà. Davanti ad un tale scempio perpetrato da lunghissimo tempo, l’EPA decise nel 2001 di chiudere definitivamente la discarica, anche in risposta allo sdegno crescente della popolazione locale.

Il migliore esempio di riutilizzo e trasformazione delle discariche

Dal 2001, quindi, finisce la storia di Fresh Kill Landfill, e inizia quella del Freshkills Park. Quello che sta sorgendo sopra a circa 150 milioni di tonnellate di rifiuti della città di New York è un parco grande tre volte di più del famosissimo Central Park. Di certo questo risultato non è vicinissimo: l’apertura totale dei 2.200 acri di parco è infatti pianificata per il 2036. Questo a dimostrazione del fatto, dunque, che la trasformazione delle discariche in parchi non è una questione semplice, né tanto meno veloce. I rifiuti vanno immobilizzati e coperti con un rivestimento di plastica impermeabile, oltre che ovviamente con uno spesso strato di terreno, all’interno dei quali scorrono degli appositi tubi per il gas. L’incredibile fetore che fino a qualche anno fa caratterizzava l’intera area – una puzza che i newyorkesi ricordando ancora oggi con sommo disgusto – è ormai un vecchio ricordo. Ma se è indubbio che il gioiello della trasformazione delle discariche è ancora molto lontano dall’essere completamente aperto, è anche vero che è già casa di centinaia di piante e animali differenti, che hanno trovato rifugio tra le colline e i corsi d’acqua del parco nascente. Fa poi pensare il fatto che, come ha fatto notare la research program manager del parco Cait Field, «qui intorno tutto quanto sarebbe stato cementificato e costruito, se non fosse stata una discarica. È però difficile capire quale sarebbe stato il peggiore tra i due mali». Adesso la natura sta riprendendo il sopravvento in questo angolo della città di New York: gli uccelli – e non più solamente i gabbiani alla ricerca di cibo tra i rifiuti – popolano l’intera area. Come ha infatti ricordato Field, «loro non sanno che qui sotto c’era una discarica». Anzi, «a loro non importa».