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Ecco perché muoiono così tante balene grigie

Per qualche tempo la cosa era passata inosservata. Poi ci si è accorti che effettivamente stava succedendo qualcosa di grave, senza però trovare una spiegazione convincente. Oggi, grazie a una ricerca successivamente pubblicata su Science, si è capito a cosa è dovuta questa tragedia che sta avendo luogo nell’Oceano Pacifico. Ma andiamo con ordine: a partire dal giugno del 2019, le autorità costiere degli Stati di Washington, Oregon, California e Alaska, che si affacciano tutti sul Pacifico, hanno lanciato un allarme relativo alle balene grigie. In quel momento ci si è infatti resi conto che lungo la West Coast si stavano trovando tantissimi esemplari spiaggiati di balena grigia. Ecco che allora le autorità hanno iniziato a prestare maggiore attenzione, a registrare i casi e ad andare indietro nel tempo, collezionando tutte le informazioni raccolte: si è così capito che in 4 anni, a partire dal 2016, sono morte centinaia di balene grigie, facendo passare la popolazione da 27.000 esemplari circa a 14.500 capi del 2023. Cosa sta uccidendo le balene grigie? La risposta non è così difficile da trovare, anche se sono state necessarie diverse indagini per averne la certezza: a causare la riduzione della popolazione di questi cetacei sono i cambiamenti climatici. Vediamo come.

Le balene grigie, in sintesi

La balena grigia è un cetaceo misticeto, una specie protetta fin dal 1946, e rappresenta di fatto uno dei cetacei più conosciuti dall’uomo. Il motivo è abbastanza semplice: fino al XIX secolo era piuttosto comune per, per i pionieri americani, trovarsi di fronte allo spettacolo delle balene grigie che nuotavano nei pressi della costa occidentale degli Stati Uniti. Tra i cetacei, la balena grigia è quella che più degli altri si avvicina alla costa nei suoi movimenti, penetrando talvolta anche in baie di profondità ridotta. Va sottolineato a questo punto che ogni anno le balene grigie migrano verso sud in pieno inverno, per arrivare nelle acque che bagnano la California, per poi invertire la rotta, tornando nelle più fredde acque del Pacifico Settentrionale e del Mare Artico. Proprio queste migrazioni regolari hanno a che fare con la grande moria di questi ultimi anni: vediamo come e perché.

La moria dei cetacei nel Pacifico

L’indagine pubblicata su Science, dal titolo “Boom-bust cycles in gray whales associated with dynamic and changing Arctic conditions”, spiega la morte delle balene grigie puntando il dito contro i cambiamenti climatici. Come è noto l’aumento delle temperature globali sta portando allo scioglimento del ghiaccio artico marino. Si dà il caso che proprio il ghiaccio artico costituisca una risorsa fondamentale per la vita delle balene grigie: al di sotto di esso infatti crescono le alghe, fonte di nutrimento prediletta degli anfipodi, dei piccoli crostacei dei quali le balene grigie devono fare razzia prima di iniziare la propria migrazione annuale verso sud. Al venire meno dei ghiacci marini si riducono le alghe, così da ridimensionare anche la popolazione di anfipodi. Di conseguenza la balena grigia fatica a trovare il cibo necessario, così da non avere energia sufficiente per affrontare la lunga migrazione. Da qui il progressivo indebolimento di questi grandi mammiferi, che finiscono per morire nel tragitto. La situazione è drammatica, anche se va detto che i numeri attuali non sono ancora tali da porre le balene grigie a rischio estinzione. Questo studio dimostra ancora una volta quanto il semplice sciogliersi dei ghiacci artici possa portare a conseguenze nefaste nelle più differenti direzioni.