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Perdita della biodiversità in Italia: il 68% degli ecosistemi a rischio

In occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, che si celebra oggi, lunedì 22 maggio, il WWF ha presentato il report “Biodiversità Fragile, maneggiare con cura: Status, tendenze, minacce e soluzioni per un futuro nature-positive”. L’indagine sintetizza la situazione della biodiversità in Italia, individuando i tanti punti critici e drammatici, per poi proporre le possibili soluzioni. Come è noto il declino degli ecosistemi a livello globale ha già raggiunto dei livelli catastrofici: il WWF cita per esempio la perdita di oltre il 50% delle barriere coralline, la distruzione di quasi l’80% della foresta Atlantica, nonché la deforestazione di circa il 20% della foresta Amazzonica. Purtroppo nemmeno il nostro paese da questo punto di vista se la passa bene. Per sintetizzare la situazione e l’approccio necessario, il WWF invita a immaginare l’Italia come “un bicchiere di cristallo: bellissimo e prezioso, pieno di risorse ma terribilmente fragile”.

La perdita della biodiversità in Italia secondo il WWF

Di per sé, la biodiversità in Italia è altissima. La penisola ospita circa la metà delle specie vegetali presenti in Europa, nonché circa un terzo delle specie animali del continente. L’azione umana sta però mettendo in seria crisi questo scenario. Stando alle “Liste Rosse nazionali della flora” realizzate dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), l’89% degli habitat di interesse comunitario che si trovano in Italia è in uno stato di conservazione che viene definito “sfavorevole”. Guardando in particolare ai 43 habitat forestali, 12 sono in pericolo, e 5 sono criticamente minacciati. Ecco allora che il 68% degli ecosistemi italiani è in pericolo; si parla del 100% degli ecosistemi nell’ecoregione padana, del 92% in quella adriatica e dell’82% in quella tirrenica.

Guardando ancora più in profondità i dati sulla perdita della biodiversità in Italia si scopre che il 30% dei vertebrati è a rischio estinzione, così come il 25% delle specie marine. Nemmeno le acque interne sono peraltro in condizioni buone: l’80% dei laghi e il 57% dei fiumi versano in stato ecologico non buono. Questo accade in un paese che conosce 21.500 chilometri quadrati di suolo cementificato, con oltre 1.150 chilometri quadrati di suolo consumati negli ultimi 15 anni.

I fattori che portano all’allarme biodiversità

Ma quali sono le minacce concrete che stanno decretando la perdita della biodiversità in Italia? I fattori individuati dal WWF sono diversi. Si parte dal continuo prelievo di risorse naturali da parte dell’uomo, per arrivare ai problemi relativi alla governance ambientale, aggravati dagli intessi economici e politici a breve termine. Di certo il cambiamento climatico sta peggiorando la situazione: se è vero che la stessa perdita di biodiversità in Italia influenza negativamente il clima (si pensi al venir meno delle piante e alla conseguenza sulla presenza di anidride carbonica nell’aria) è vero anche che l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni sono altrettante minacce per specie animali e vegetali, così come lo sono i sempre più frequenti fenomeni meteorologici estremi, quali le alluvioni. E ancora, sono da considerare anche le conseguenze della presenza di diverse specie invasive, le quali hanno contribuito nel 54% dei casi delle estinzioni conosciute di animali. Al giorno d’oggi in Italia si contano circa 3.000 specie aliene, aumentate del 96% a partire dagli anni Novanta.

Le soluzioni da mettere in campo

Di fronte a una così potente perdita di biodiversità in Italia, il WWF indica le azioni da mettere in campo. Si deve partire dall’adozione della Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030. Questa prevede che almeno il 30% degli habitat di interesse comunitario e delle specie che attualmente presentano uno stato di conservazione non soddisfacente lo raggiungano entro la fine del decennio. E ancora, la stessa strategia prevede l’aumento della superficie protetta terrestre e marina del 30%, con un parallelo ripristino del 30% degli ecosistemi attualmente degradati.