Un piatto di spaghetti
Inquinamento

Addio spaghetti al dente, il buco dell’ozono scuoce la pasta

PASTA SCOTTA E CO2. Godiamoci ogni bel piatto di pasta al dente che viene servito sulle nostre tavole: la crescente concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera minaccerà entro il 2050 la consistenza finale di pennette, fusilli e spaghetti tanto cari alla cucina italiana. Ovviamente ci saranno minacce ben peggiori, ma desta allarme pensare a quanti piccoli dettagli della nostra vita quotidiana potranno cambiare in conseguenza all’aumento della concentrazione di Co2.

INQUINAMENTO IN CUCINA. Si stima che nei prossimi quarant’anni la concentrazione di anidride carbonica balzerà alle stelle, causando moltissimi problemi nel settore agroalimentare. Stando ad una sperimentazione tenutasi presso il Centro di Ricerca per la genomica del Cra di Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, se gli attuali tassi di inquinamento continueranno a crescere, avremo paradossalmente raccolti di grano più ricchi. Questo strano fenomeno è da collegare all’azione fertilizzante che l’anidride carbonica avrebbe sulle piante di grano. Ma c’è ovviamente anche il risvolto della medaglia: i raccolti di grano saranno più sostanziosi, ma il frumento conterrà meno proteine, danneggiando di conseguenza il risultato della cottura della pasta.

PIÙ MASSA, MENO PROTEINE. Lo studio è stato condotto all’interno del Progetto Ager: ricerca agroalimentare. Qui si sono studiati i comportamenti di 12 diverse varietà di grano duro, tutte quante cresciute in un campo soggetto ad un’atmosfera contenente 570 ppm di Co2, ovvero la concentrazione di anidride carbonica stimata per il 2050. I risultati ufficiali delle analisi effettuate sui singoli campioni attestano un «aumento di biomassa vegetale e di produzione, ma con minor contenuto proteico». Per avere una pasta al dente anche nei prossimi decenni, sarà necessario dunque ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica.