Cardo mariano
Piante

Cardo mariano: proprietà

Il cardo mariano (nome scientifico: Silybum Marianum) è una pianta erbacea annuale o biennale, diffusissima nei paesi con clima caldo e umido, che cresce spontaneamente su terreni con componente argillosa.

Morfologicamente si presenta con un fusto eretto e scanalato, da cui partono numerose foglie prive di peli e di colore verde brillante e con ampie chiazze bianche lungo i margini.

I piccoli fiori violacei si riuniscono in infiorescenze a capolino, che svettano nella parte apicale dello stelo, circondate da un involucro spinoso.

I frutti sono acheni neri provvisti di appendici piumose utili per l’inseminazione, che avviene prevalentemente per mezzo del vento.

Il suo appellativo “Mariano” è legato alla leggenda secondo cui sulle foglie della pianta sarebbero cadute gocce di latte della Madonna che stava fuggendo in Egitto con Gesù.

Da questo fatto deriverebbe quindi la presenza delle macchie bianche localizzate sulle lamine fogliari.

Molto gradito dagli animali, soprattutto cinghiali, talpe e istrici, che si nutrono abitualmente delle sue radici, il cardo mariano contiene un principio attivo fitoterapico (silimarina), isolato negli anni ’60 da alcuni biochimici tedeschi.

Proprietà del cardo mariano

L’attività biologica del cardo mariano dipende dai suoi costituenti, che sono:

• flavolignani.

tra cui la silimarina, un fitocomplesso contenente silibina, silidianina e silicristina;

• flavonoidi

,

comprendenti quecitina, apigenina e kaempferolo;

• fitosteroli,

costituiti prevalentemente da sitosterolo e campesterolo;

• tocoferoli;

• tannini,

da cui dipende il notevole potere astringente della pianta;

• ammine,

tra cui tiramina ed istamina;

• acidi grassi essenziali,

soprattutto acido oleico, acido linoleico e acido palmitico.

Le proprietà officinali di questa pianta, che dipendono dalla sinergia funzionale di tutti i suoi componenti, vengono riferite principalmente alla silimarina, un elemento dotato di forte attività protettiva sulle cellule epatiche.

Pertanto il suo impiego è raccomandato ai forti bevitori, anche in caso di intossicazione etilica, quando il fegato viene sottoposto a iperattività.

La silimarina inoltre stimola la sintesi proteica, accelerando i processi di riparazione cellulare.

Come funziona il cardo mariano

Epatoprotettore e antiossidante, il cardo mariano viene ampiamente utilizzato in fitoterapia grazie alle sue proprietà non soltanto curative, ma anche preventive.

La silicristina e la silidianina, i due principi officinali contenuti nella silimarina, agiscono direttamente sulle membrane degli epatociti modificandone la permeabilità e funzionando come un vero e proprio filtro in grado di trattenete le sostanze tossiche.

Il fegato, che è l’organo in cui si verificano i principali processi di disattivazione delle molecole nocive all’organismo (come farmaci, alcol e inquinanti), potrebbe intossicarsi a sua volta.

Proprio per evitare un simile rischio, l’assunzione di rimedi a base di cardo mariano può rivelarsi utile per impedire ai composti nocivi di entrare nelle cellule epatiche.

La sibilina, che il terzo componente della silimarina, agisce invece come potente antiossidante, dato che, sempre a livello epatico, blocca la produzione dei leucotrieni, elementi coinvolti nella genesi di tutti i processi infiammatori.

Essa potenzia inoltre la sintesi di glutatione attraverso un’aumentata disponibilità del RNA-polimerasi, l’enzima responsabile della rigenerazione epatica.

Benefici offerti dal cardo mariano

I notevoli benefici offerti dal cardo mariano sono riconducibili sostanzialmente al meccanismo d’azione della silimarina, che riesce a proteggere le cellule del fegato dall’attacco di tossine esogene, tra cui anche il tetracloruro di carbonio, la galattosamina e alcuni veleni fungini (amanitina e fallodina)

Oltre al fegato, che rimane comunque l’organo-bersaglio maggiormente protetto, il cardo mariano si è rivelato benefico anche nei confronti dell’apparato renale, quando la sua attività filtrante si trova di fronte a sostanze nocive come chemioterapici, farmaci antinfiammatori (paracetamolo) e medicinali con molti effetti collaterali.

Recenti studi clinici hanno confermato l’azione benefica del vegetale in caso di disturbi biliari, di cirrosi epatica e di fegato grasso.Per poter sfruttare al meglio le funzioni fitoterapiche dei preparati erboristici di questo tipo è sempre necessario attenersi alla posologia indicata, per evitare il rischio di sovradosaggio.