centrali eoliche offshore
Eolico

In arrivo 39 centrali eoliche offshore nei mari italiani

In Europa, o meglio, nei mari europei, si contano già parecchie centrali eoliche offshore. Nello specifico lungo le coste del continente ci sono pale che girano con il vento marino per un totale di 12mila megawatt. E questo, come si suol dire, è solo l’inizio: l’obiettivo è quello di raggiungere 60mila megawatt entro la fine del decennio, e quota 300mila entro il 2050, con un investimento complessivo di circa 800 miliardi di euro. Questa è una delle diverse strade percorribili che, tutte insieme, permetteranno di dire addio ai combustibili fossili per le produzione di elettricità. E in Italia? Nei nostri mari per ora non c’è ancora nessuna centrale eolica offshore, un ritardo che non si può non notare. Ma ora è stato dato il semaforo verde per la costruzione dei primi impianti al largo: si parla infatti di 39 impianti di prossima costruzione.

Le tecnologie utilizzate per le centrali eoliche offshore

Come si costruiscono nel concreto le centrali eoliche offshore? Tutto dipende in realtà dalla profondità del mare in cui vengono realizzate, e quindi, nella maggior parte dei casi, dalla distanza dalla costa. Più ci si allontana della terraferma, infatti, maggiori sono le probabilità di trovarsi in mari molto profondi. Nel caso di mare poco profondo si procede con l’installazione del pilone sul fondale; nel momento in cui ci si allontana dalla superficie del mare, invece, diventa più vantaggioso optare per delle piattaforme galleggianti, ancorate sul fondale del mare con dei cavi. Si pensi per esempio alle torri eoliche Vestas da 8,4 megawatt della EdP Renováveis, nell’Oceano Atlantico al largo del Portogallo: in questo caso la profondità è di 92,5 metri, misura che ha portato a preferire degli impianti galleggianti. Entra così in gioco un complesso gioco di bilanciamenti e di zavorre, così da tenere sempre la torre delle pale eoliche perfettamente posizionata per sfruttare il vento.

Dove sorgeranno gli impianti eolici offshore italiani

Il primo impianto eolico offshore a entrare in funzione dovrebbe essere quello di Taranto, i cui lavori sono già iniziati. Si stima che la centrale eolica entrerà in attività entro marzo 2022. E dovrebbero seguire tanti altri progetti, in tutto come detto 39. Tanti sono, infatti, i progetti censiti da Terna in agosto: alcuni di questi impianti saranno adagiati sul fondale, con installazioni vicine alla costa, mentre altri saranno galleggianti, essendo posizionati anche a 60 chilometri dalla costa. Complessivamente questi impianti dovrebbero creare 17mila megavatt; va detto però che ci sono tanti altri progetti in lista d’attesa che devono essere ancora presi in considerazione.

La maggior parte degli impianti offhsore dovrebbero prendere spazio tra Sardegna e Sicilia (la metà) mentre gli altri progetti sono spartiti tra nel resto del Mediterraneo Italiano: una decina nell’Adriatico, una decina nello Ionio, una decina nel medio Tirreno, un’altra decina dell’alto Tirreno.

Forze contrastanti sull’eolico offshore italiano

Va sottolineato che intorno alla costruzione delle centrali eoliche italiane c’è un vero e proprio match ai piani alti della politica italiana. Già a inizio estate una nota del Ministero della Transizione ecologica parlava di «diversi contrasti tra il Mite e altre amministrazioni» i quali avrebbero «bloccato tanti gigawatt». A mettere il palo tra le ruote del treno dell’eolico sarebbero in generale le soprintendenze, ma va altresì detto che l’eolico offshore è una soluzione ideata proprio per portare le vistose pale eoliche lontano dallo sguardo, a chilometri e chilometri dalla costa.

Nulla deve peraltro essere trascurato: nel calcolare le posizioni perfette per le centrali eoliche offshore non bisogna pensare unicamente alla forza del vento, quanto anche alle rotte degli uccelli migratori, agli spostamenti dei cetacei e all’ecosistema marino nel suo insieme. Solo in questo moto è possibile costruire degli impianti offshore efficaci e con un impatto minimo sull’ambiente.