Come le compagnie petrolifere si intrufolano nelle conferenze sul clima
La Cop28 che si terrà negli Emirati Arabi Uniti tra la fine di novembre e i primi giorni di dicembre 2023 si aspetta decisamente particolare, per diversi motivi. Prima di tutto perché gli Emirati sono tra i maggiori produttori di petrolio al mondo, in particolar modo guardando al numero pro capite di barili di combustibile prodotti quotidianamente. In secondo luogo perché è stato annunciato che il presidente della Conferenza sul Clima di Dubai sarà Sultan al-Jaber, direttore di Adnoc, ovvero dell’ente petrolifero nazionale degli Emirati Arabi Uniti. Il dubbio nasce spontaneo, senza per forza essere maliziosi o pessimisti: come può una persona che ha chiari e concreti interessi nel far prosperare l’industria petrolifera dirigere in modo efficace una conferenza che, tra i suoi obiettivi principali, ha proprio quello di eliminare l’uso dei combustibili fossili? La presenza stessa di un esponente dell’industria dei fossili può sembrare paradossale. In realtà ogni anno le compagnie petrolifere si intrufolano nelle conferenze sul clima per difendere i propri interessi, spesso con artifici e sotterfugi allo stesso tempo ridicoli e impressionanti.
Le compagnie petrolifere si intrufolano nelle conferenze sul clima
Vale la pena ripassare velocemente chi sono le persone che partecipano nel concreto alle Conferenze sul Clima, giunte quest’anno alla ventottesima edizione. I principali protagonisti sono le persone facente parti delle delegazioni dei governi dei vari paesi del mondo, all’interno delle quali si trovano politici, consulenti, specialisti e via dicendo. Ci sono inoltre tutti i rappresentanti dell’UNFCCCC, nonché un numero importante di osservatori esterni, che possono essere membri e delegati di organizzazioni governative oppure intergovernative. A tutte queste persone si aggiungono i giornalisti. In media, insomma, alle Conferenze sul Clima partecipano circa 25 mila persone. Ecco, si è calcolato che alla Cop26 di Glasgow c’erano più rappresentanti dell’industria dei combustibili fossili che di ogni paese. Durante la Cop27 d’Egitto, l’anno scorso, i rappresentanti dell’industria erano più di 600. Si parla quindi di persone che, mescolandosi tra politici, diplomatici e delegati, portano avanti interessi che – con altissima probabilità – sono contrari rispetto agli obiettivi della conferenze stesse.
E ci sono stati tanti casi in cui si è scoperto che le compagnie petrolifere si intrufolano nelle conferenze sul clima sotto mentite spoglie. L’anno scorso 4 dipendenti senior di Total, la compagnia petrolifera francese, hanno per esempio partecipato alla Cop d’Egitto come rappresentanti di un non meglio definito gruppo ambientalista tedesco. Nella stessa edizione, peraltro, il delegato della Mauritania era stato Bernard Looney, presidente della BP (la ex British Petroleum).
Le nuove regole per la Cop28
Nella medesima Conferenza sul Clima presieduta dal direttore di un ente petrolifero, si sta cercando di limitare il numero di compagnie petrolifere che si intrufolano senza chiarire i propri legami con l’industria dei fossili. Come è stato dichiarato dal segretario esecutivo dell’UNFCCCC, Simon Stiell, ogni partecipante, per ricevere il badge di ingresso alla Cop28, sarà tenuto a specificare i propri rapporti di lavoro e di affari con l’industria del fossile. Eventuali affiliazioni e relazioni con le organizzazioni del mondo del carbone o del petrolio dovranno quindi essere fin da subito esplicite, cosa che nelle passate conferenze non era mai accaduta. «Queste informazioni dovrebbero aiutare a impedire a coloro che rappresentano gli interessi dei combustibili fossili di intrufolarsi dalla porta sul retro senza dichiarare le loro vere intenzioni», ha spiegato Alice Harrison, di Global Witness, che ogni anno compila un elenco dei delegati dell’industria fossile che partecipano alla Conferenza sul Clima. Non ci sarà nessun obbligo, invece, di dichiarare quali sono i finanziatori del viaggio e della partecipazione alla Cop28.
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