Cosa frena la transizione energetica in Italia
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Cosa frena la transizione energetica in Italia

Cosa frena la transizione energetica in Italia? Sappiamo che l’IPCC ha posto come soglia da non superare assolutamente, in tema di riscaldamento globale, gli 1,5 gradi di aumento rispetto alle medie dell’epoca preindustriale. E sappiamo anche che il primo e principale strumento da mettere in campo per raggiungere questo scopo è quello del taglio netto dell’uso dei combustibili fossili – e quindi delle conseguenti emissioni di gas a effetto serra. Per fare questo è necessario sostituire petrolio, carbone e gas con delle fonti rinnovabili e pulite. Questo è noto da parecchio, ma ancora oggi il percorso verso un futuro energetico più salubre è solo agli inizi, anche e soprattutto nel nostro Paese, il quale peraltro presenterebbe tante caratteristiche favorevoli allo sfruttamento di raggi solari, vento e correnti marine. Ma cosa frena la transizione energetica in Italia, tanto che nel 2022 solamente il 35% della produzione nazionale è stata rinnovabile? Vediamo quali sono i principali ostacoli alla transizione energetica italiana.

Cosa frena la transizione energetica in Italia? I pregiudizi culturali

Sono diversi ostacoli che frenano il passaggio italiano dai combustibili fossili alle energie pulite. Prima di tutto ci sono i tanti pregiudizi culturali. Come è noto c’è ancora una fetta della popolazione – per fortuna sempre minore – che nega il cambiamento climatico, o che nega il climate change come risultato delle attività umane, e che quindi non vede la conseguente necessità di ridurre l’inquinamento. Ci sono poi le persone che non pensano che puntare sulle rinnovabili sia la risposta giusta alla crisi energetica che si è vissuta a partire dal 2022. Nella maggior parte dei casi, questi pregiudizi che frenano la transizione energetica in Italia sono frutto di una conoscenza sommaria o superficiale di queste problematiche, tanto che una realtà come Italy For Climate ha lanciato la campagna “Falsi miti sulle energie rinnovabili”. Non è peraltro da dimenticare l’appello dei 100 scienziati  e studiosi italiani – tra i quali il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, Antonello Pasini, Enrico Giovannini, Luca Mercalli, Telmo Pievan, Nicola Armaroli, Stefano Caserini e tanti altri – che hanno invitato i giornali a parlare maggiormente delle cause e delle soluzioni del cambiamenti climatico.

Cosa frena la transizione energetica in Italia? Occupazione del suolo e alterazione del paesaggio

Di certo a frenare la transizione energetica italiana non mancano le preoccupazioni relative alla alterazione del paesaggio e all’occupazione del suolo. E questo è un dato di fatto: i pannelli fotovoltaici e le turbine eoliche richiedono della superficie, e trasformano il paesaggio (soprattutto per quanto riguarda le pale). Basterebbe però calcolare vantaggi e svantaggi per superare questi ostacoli, sapendo inoltre che le comunità locali possono trarre diversi benefici: al di là dell’energia rinnovabile si può per esempio stringere degli accordi con i gestori dei parchi rinnovabili per avere ulteriori investimenti, per esempio nel campo della mobilità sostenibile.

I lunghi tempi burocratici

Altro grande e grave ostacolo alla transizione dell’Italia verso le energie rinnovabili è rappresentato indubbiamente dalla lentezza del rilascio delle autorizzazioni per la costruzione di parchi solari oppure eolici. Se la legge prevede infatti un tetto massimo di 2 anni – soglia che peraltro è già di per sé molto avanti nel tempo – si arriva talvolta a dover aspettare 8 anni. Una situazione insostenibile, che frena la transizione energetica in Italia forse più di qualsiasi altra cosa. Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), ovvero il piano che affiancherà il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030, dovrebbe portare a un’accelerazione di questi processi, attraverso delle procedure di semplificazione e di snellimento, mediante la messa in campo di una piattaforma digitale unica.

I pochi accordi tra acquirenti e produttori

C’è un’altra cosa che frena la transizione energetica in Italia: la mancanza di accordi per la fornitura di elettricità rinnovabile stretti tra il produttore e l’acquirente su un periodo medio-lungo.  Anche qui il Pniec spinge per cambiare le cose, con la promozione dei PPA, ovvero dei power purchase agreements. Che sono vantaggiosi per tutti: per i produttori, che vendono in anticipo l’energia; per gli acquirenti, perché potranno avere energia pulita a prezzi stabili, senza fluttuazioni; e per lo Stato, che non dovrà impegnarsi in sussidi diretti nelle rinnovabili.