La Costa Concordia arenata (foto: www.meteoweb.eu)
Italia

Costa Concordia: riconosciuti 1,5 milioni di euro di danni all’ambiente

LA SENTENZA. Ha fatto notizia la pena inflitta alcuni giorni fa al comandante della Costa Concordia Francesco Schettino: sedici anni di reclusione e un mese di arresto, sommati all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione quinquennale dal comando di navi. Ma il tragico evento che costò la vita a 32 persone non si può riassumere in un solo esito processuale: sia Schettino che la Costa Crociere sono infatti stati condannati a risarcire le parti civili, tra cui la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell’Ambiente, la Protezione Civile, la Regione Toscana, il comune di Isola del Giglio e ovviamente i familiari delle persone morte in quel drammatico 13 gennaio del 2012.

LE RICHIESTE DEL WWF. Ma un’altra vittima del naufragio della Costa Concordia è stato l’ambiente. La perizia elaborata dall’Ispra parla infatti di un danno ambientale al minimo di 12 milioni di euro, una cifra ben maggiore di quella riconosciuta durante la sentenza, pari a 1,5 milioni di euro. E a ricordare quanto l’incidente navale abbia pesato sull’ambiente dell’Isola del Giglio è il Wwf Italia, il quale nel processo si è costituito parte civile. Nel dettaglio, l’associazione ambientalista ricorda come il naufragio abbia comportato la distruzione e il deterioramento sia della costa quanto del fondale marino. Un altro fattore da non scordare, sempre secondo il Wwf, è l’inquinamento arrecato da sostanze nocive di cui la Costa Concordia era carica: combustibile, cloro, olii pesanti, vernici e detersivi. Descritti tali danni ambientali, il Wwf, «senza ovviamente dimenticare la tragedia e le sue vittime», torna a chiedere quanto già espresso in passato, ovvero «il ripristino dei fondali del Giglio, con un monitoraggio del loro stato, ed il monitoraggio ed eliminazione delle numerose fonti e forme di inquinamento causate dalla Concordia, il ripristino e lo smantellamento “sostenibile” del relitto (che ora si trova a Genova) con un serio piano per la gestione dei rifiuti e del materiale utilizzato per la rimozione del relitto, ad iniziare dall’enorme barriera di cemento colata a mare per mantenere a galla la nave».