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Crisi idrica in Italia: l’acqua del rubinetto non è scontata

Quando si pensa alla siccità, solitamente, si immagina un contesto dominato dal sole, dalle alte temperature, dall’afa. Insomma, all’estate. Eppure queste settimane ci hanno dimostrato che una crisi idrica può verificarsi anche in pieno inverno. Questo sta peraltro accadendo dopo un anno, quello passato, che ha visto l’Italia colpita da un lungo periodo di siccità: stando i dati di Isac-Cnr, i primi 7 mesi del 2022 hanno visto una diminuzione delle piogge pari al 46% rispetto alla media degli ultimi 30 anni. E il 2023 sembra essere iniziato in modo ancora peggiore, tanto da spingere gli esperti a dichiarare che nel nostro paese l’acqua del rubinetto non può più essere data per scontata.

La situazione attuale di fiumi e laghi

Che la crisi idrica non sia un’eventualità remota non lo dimostrano solamente le tabelle relative alle precipitazioni. In tanti luoghi del paese è infatti sufficiente guardare ai laghi e ai corsi d’acqua per rendersi conto che stiamo vivendo una stagione invernale anomala. Le foto dei canali a secco di Venezia hanno fatto per esempio il giro del mondo: in questo caso va però sottolineato che il capuluogo veneto non ha a che fare solamente con gli effetti della siccità, quanto anche con il peculiare regime anticiclonico. Ma non serve avventurarsi tra i canali prosciugati della Serenissima per constatare il fenomeno siccitoso: il fiume Po nella zona di Pavia si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, e il fiume Adige si presenta quasi in secca nella zona compresa tra Rovereto e Ala. La siccità sta colpendo duramente tutti i corsi d’acqua del Nord Italia, con il lago di Como colpito da una percentuale di riepmpimento al 20%, seguito dal lago di Garda al 35% e dal lago Maggiore al 38%. La situazione attuale sarebbe quindi peggiore persino a quella del 2022.

La crisi idrica: l’acqua non è scontata

Ecco allora che, in un comunicato, il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di bacino (Anbi) Francesco Vincenzi ha dichiarato che «dati alla mano, è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo di italiani, l’acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata». E in effetti il Consiglio nazionale delle ricerche ha recentemente sottolineato che una percentuale compresa tra il 6% e il 15% della popolazione italiana è esposta a una siccità classificata come severa oppure estrema. Certo, nei prossimi giorni probabilmente ci saranno delle precipitazioni, ma è lo stesso Osservatorio Anbi a evidenziare che la situazione risulta in ogni caso compromessa. Il cambiamento climatico sta colpendo duramente il Nord Italia da questo punto di vista, ma nemmeno le zone dell’Italia centrale possono dichiararsi al sicuro. Si pensi alla decrescita costante del fiume Tevere, o a quelle del fiume Aniene, del Sacco e del Liri.

Allargando lo sguardo, si può sicuramente pensare di una crisi idrica generalizzata, soprattutto pensando al fatto che in Francia sono già state ipotizzate delle misure di razionamento idrico, e che in Gran Bretagna è già stato avviato il contingentamento degli acquisti di determinati prodotti agricoli.

Gli altri effetti della siccità

Gli effetti della crisi idrica sono i più diversi. Non si parla solamente dell’acqua del rubinetto. É a rischio circa un terzo della produzione agricola nazionale. Tra le colture più colpite ci sarà il riso: si stima che quasi 8 mila ettari di terreno quest’anno non potranno essere coltivati a risaia. Va poi detto che per la mancanza di precipitazioni sta peggiorando anche la qualità dell’aria, soprattutto nelle grandi città del Nord Italia e della pianura Padana.