D-Orbit, il dispositivo che richiama i satelliti a fine vita
Italia

D-Orbit, la tecnologia italiana contro i detriti spaziali

IL PROBLEMA DELLA SPAZZATURA SPAZIALE. I numerosi satelliti lanciati nello spazio negli scorsi decenni sono andati a formare una grande quantità di spazzatura orbitante attorno alla Terra. Tutto questo materiale non solo rende sempre più difficile l’entrata in orbita di nuovi satelliti, ma può essere molto pericoloso: i detriti rischiano infatti di precipitare sulla Terra incendiandosi a contatto con l’atmosfera. Dei 6.000 satelliti che orbitano intorno al nostro pianeta, appena 900 sono ancora funzionanti. Per questo un ingegnere italiano, Luca Rossettini, ha pensato ad una soluzione per recuperare i satelliti a fine vita.

IL DISPOSITIVO DORMIENTE. «Oggi stiamo rendendo lo spazio inquinato, così come abbiamo già fatto con i fiumi e i mari» dice Rossettini. «Di fronte a questa situazione, mi sono chiesto se non era possibile applicare allo spazio i principi di sostenibilità strategica che usiamo sulla Terra e, adottando l’approccio di The Natural Step, è nato il dispositivo D-Orbit. Questo sistema viene installato sul satellite prima del lancio in orbita, ma è indipendente da esso. Arrivato a destinazione, il satellite fa il suo lavoro, mentre il nostro dispositivo rimane dormiente. Fino a quando il satellite giunge a fine vita o ha un guasto: a quel punto, D-Orbit viene “svegliato” da Terra e guida lo spostamento per farlo rientrare».