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Inquinamento

Delhi: partita di cricket sospesa per livelli di inquinamento atmosferico troppo alti

Tra maschere al viso e qualche mancamento, a Delhi è stata interrotta una partita di cricket tra India e Sri Lanka a causa dell’inquinamento atmosferico che ha costretto alcuni giocatori dello Sri Lanka a indossare delle maschere facciali e lasciare il campo, lamentando difficoltà respiratorie e una sensazione di nausea tale da dare di stomaco. Una condizione inaspettata per la squadra incapace di gestire la prestazione atletica, aspetto che ha creato qualche polemica sia nella tifoseria che nella dirigenza indiana.”Se 20.000 persone sulle tribune non hanno avuto problemi e la squadra indiana non ha affrontato alcun problema, mi chiedo perché il team dello Sri Lanka abbia fatto un gran clamore?” ha dichiarato CK Khanna, Presidente del BCCI (Board of Control for Cricket in India), l’istituzione di controllo del Cricket in India. Alcuni sostenitori hanno accusato la squadra avversaria di essere “melodrammatica”, ma lo scrittore di cricket Ayaz Memon ha sottolineato l’importanza di una questione, quella dell’inquinamento atmosferico, impossibile da ignorare.

L’inquinamento atmosferico affligge infatti l’India tutto l’anno, ma peggiora nei mesi invernali ed è la prima volta in 140 anni di storia di incontri di cricket, che una squadra internazionale indossa maschere anti-smog, fermando il gioco per 26 minuti in tre occasioni e rifiutandosi successivamente di continuare. Secondo i dati, i giocatori hanno dovuto sopportare livelli di inquinamento atmosferico 15 volte superiore i limiti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: una situazione tutt’altro che normale. Questa è solo l’ultima partita di livello professionale a Delhi ad essere colpita dall’aria irrespirabile dopo altre due partite del torneo nazionale del Trofeo Ranji sono state rimandate nel novembre 2016, a causa di livelli di smog troppo elevati.

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L’inquinamento atmosferico a Delhi

Il Central Pollution Control Board (CPCB), organizzazione indiana facente capo al Ministero dell’Ambiente e incaricata di controllare il livello di inquinamento atmosferico ha affermato che

“l’esposizione a tale aria per un periodo prolungato può scatenare malattie respiratorie. I materiali particolati ultrafini più impattanti sulla salute umana sono il PM2.5 e il PM10. Alle ore 13 della giornata in cui si svolgeva la suddetta partita, la concentrazione di PM2.5 e PM10 è stata di 223 e 383 microgrammi/metro cubo, differendo sostanzialmente dai valori medi giornalieri di 60 e 100 microgrammi/metro cubo rispettivamente.”

Inquinamento atmosferico, sport ed effetti sulla salute umana

Le polveri vengono generalmente suddivise in tre classi dimensionali corrispondenti alla capacità di penetrazione nelle vie respiratorie da cui dipende l’intensità degli effetti nocivi. Il PM10, è un particolato formato da particelle con diametro minore di 10 µm ed è in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore (naso, faringe e laringe). Il PM2.5, definito particolato fine dato il diametro minore di 2.5 µm, è invece in grado di raggiungere il tratto tracheobronchiale (trachea, bronchi, bronchioli). Infine, il PM0.1, classificato come particolato ultrafine avendo un diametro minore di 0.1 µm, è una polvere in grado di penetrare profondamente nei polmoni fino agli alveoli.

Allo stato attuale, gli studi epidemiologici hanno evidenziato una relazione tra la concentrazione di particelle nell’aria e l’effetto sulla salute della popolazione. Non è un caso che proprio a Delhi, i dottori abbiano richiesto uno stato di emergenza: l’aria è paragonabile a 50 sigarette fumate in un giorno.

In questo contesto, quali siano i benefici dello sport all’aria aperta rimane una domanda aperta. Privilegiare zone verdi ed evitare strade molto trafficate sembra essere il miglior modo per salvaguardare l’organismo dagli effetti del particolato, ma questa soluzione sembra essere sempre meno fattibile.