Una ciminiera
Italia

Germanwatch 2015: le politiche italiane si piazzano all’ultimo posto

NESSUN VINCITORE. Nemmeno quest’anno c’è un vero paese vincitore nel rapporto annuale di Germanwatch sulle performance climatiche. Stando ai risultati dello studio e alle dichiarazioni di Legambiente, nessuno dei 58 paesi presi in considerazione è riuscito a contrastare in maniera efficace i mutamenti climatici e a mantenere le emissioni globali al di sotto della soglia critica dei 2 gradi centigradi. E in questo quadro poco incoraggiante non desta sorprese la situazione italiana che, senza un adeguato mutamento delle politiche ambientali, non riuscirà a centrare gli obiettivi prefissati per la riduzione dell’anidride carbonica.

BENE DANIMARCA E SVEZIA. Il rapporto Germanwatch studia le performance climatiche dei 58 paesi che tutti insieme rappresentano più del 90% delle emissioni globali. La performance di ogni singolo paese è stata misurata attraverso il Climate Change Performance Index, che si basa per il 60% sulle emissioni, per il 10% sullo sviluppo delle energie rinnovabili, per un altro 10% sull’efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica nazionale ed internazionale. I risultati mediocri non hanno permesso nemmeno quest’anno di assegnare le prime tre posizioni della classifica, che restano quindi formalmente vuote. I primi classificati sono dunque Danimarca e Svezia, rispettivamente al quarto ed al quinto posto. Il resto della top 10 è occupato da paesi europei (Regno Unito, Portogallo, Cipro, Irlanda) con l’eccezione del Marocco, paese che già da tempo ottiene piazzamenti ottimi nelle classifiche ambientali di questo stampo.

ITALIA AL 58° POSTO. Il risultato ottenuto dall’Italia è invece duplice, come sottolinea Legambiente: si piazza infatti al 17° posto, ma non grazie alla politiche nazionali sul clima. Il buon risultato è infatti da ricondurre alla riduzione delle emissioni dovute alla crisi economica. Se invece si considerano unicamente le politiche climatiche, secondo Legambiente «il nostro paese retrocede in fondo alla classifica occupando il 58° posto», andando così a ricoprire l’ultimo posto della classifica. Una situazione tutt’altro che buona dunque, come del resto è stato confermato da un altro rapporto, quello dell’Agenzia Europea per l’Ambiente: l’Aea ha infatti sottolineato che l’Italia, per come sono messe ora le cose, non sarà assolutamente in grado di ridurre del 13% le emissioni del 2005. Secondo gli accordi l’Italia nel 2020 dovrebbe infatti portare le proprio emissioni a quota 287,9 milioni di tonnellate ma, secondo le proiezioni dell’Agenzia europea, il nostro paese viaggia tuttora a 299,4 tonnellate.