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Animali

Il granchio blu, l’invasione della specie aliena che spaventa pescatori e non solo

Il nostro paese ha avuto e sta avendo a che fare con le più diverse specie invasive, specie aliene che sono state introdotte dall’uomo in modo accidentale o volontario e che minacciano la biodiversità nonché la produttività (si calcola che proprio le specie aliene siano responsabili della perdita del 5% del PIL mondiale). E se in Italia si contano più di 3.000 specie aliene, tra quelle che fanno più paura c’è sicuramente il granchio blu. Si tratta di un crostaceo vorace, che mangia praticamente qualsiasi cosa, e che si distingue per l’appunto per il particolare colore delle chele. Originario della costa orientale delle Americhe e diffuso originariamente tra il Canada e l’Argentina settentrionale, il granchio blu può raggiungere dimensioni notevoli, andando oltre i 23 centimetri. Ecco, questo grosso crostaceo, la cui femmina riesce a deporre fino a 2 milioni di uova, sta minacciando gravemente la biodiversità del Mediterraneo, in special modo in Emilia Romagna. Vediamo come è arrivato lungo le coste italiane e come mai è così pericoloso.

L’invasione del granchio blu in Italia

Come è arrivato nei nostri mari il granchio blu, che come visto vive soprattutto lungo la costa orientale degli Stati Uniti? La teoria che va per la maggiore è quella secondo la quale questo crostaceo sarebbe giunto nel Mediterraneo trasportato inconsapevolmente dalle acque di zavorra dei mercantili transoceanici. I primi esemplari sarebbero stati avvistai in Tunisia verso la metà del secolo scorso, per iniziare la sua proliferazione. Il problema, va detto, è che lungo la costa americana il granchi blu si inserisce in una “rodata” catena alimentare, essendo preda prediletta di tartarughe, uccelli e pesci. Qui invece mancano molto spesso dei predatori pronti a ridurre la propolazione di granchio blu, il quale dal 2008 è divenuto via via una presenza sempre più comune lungo le nostre coste. Lo si è incontrato praticamente ovunque: dalla Puglia alla Liguria, dalla Sicilia alle coste laziali, per arrivare fino al Veneto e all’Emilia Romagna. E qui, va detto, sta facendo particolari danni.

In Emilia Romagna il granchio alieno spaventa pescatori e bagnanti

Negli ultimi giorni il granchio blu si è guadagnato il posto su diverse testate nazionali per l’esuberanza con cui sta “attaccando” la costa romagnola. I danni sono particolarmente grandi nella Sacca di Goro, una laguna emiliana del Fiume Po, anche se va detto che qualcosa di simile sta accadendo anche nelle lagune del Veneto. Nella laguna presente tra il Po di Goro e il Po di Volano, il granchio blu ha fatto banchetto immediatamente dopo la semina delle vongole e delle cozze, già messa a dura prova in precedenza dalla siccità. Va peraltro sottolineato che il granchio blu, oltre a essere un nemico giurato di chi vive con la catena di produzione delle vongole in questi luoghi, è una minaccia fortissima per la biodiversità di questi luoghi. Ecco allora che sono in molti a essere allarmati, non solo gli allevatori di vongole. Negli ultimi giorni si sono anzi aggiunti anche i gestori dei Bagni dei Lidi di Comacchio, i quali si sono lamentati della presenza sempre più forte di questi granchi – non esattamente piccoli – lungo le spiagge.

Alla ricerca di soluzioni

Come spesso accade con le specie invasive, combattere il problema non è semplice. Se fino a qualche anno fa la pesca dei granchi blu era vietata – essendo peraltro fatta per lo più da persone di origine orientale – oggi è al contrario incoraggiata, con gli allevatori che catturano ogni giorno decine di chili. Ora l’obiettivo è quello di immettere il granchi blu nei circuiti di vendita: non si tratta però certo di una soluzione definitiva e sufficiente.