Inquinamento da petrolio nel Mar Rosso, a pochi chilometri dalla Cop27
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Inquinamento da petrolio nel Mar Rosso, a pochi chilometri dalla Cop27

Come è noto, nelle ultime settimane l’Egitto ha ospitato la Cop27. Più nello specifico, il vertice si è tenuto a Sharm el-Sheikh, una meta balneare famosa a livello mondiale che si trova tra la penisola del Sinai e il Mar Rosso. Ed è strano pensare che, proprio in quelle acque, non troppo lontane dai luoghi in cui i leader del mondo stanno decidendo come salvare il pianeta dai cambiamenti climatici, stia avendo luogo un enorme dramma ambientale. Ed è ancora peggio pensare che questo sta andando avanti da anni, probabilmente da decenni. Si parla dell’importante inquinamento da petrolio che sta interessando il Mar Rosso, a causa di un terminal di Ras Shuiker, a un centinaio di chilometri da Sharm el-Sheikh, nella parte opposta del Golfo di Suez. Qui, proprio di fronte alla Cop27, esiste uno scarico continuo di acqua contaminata in mare, violando ovviamente le più elementari leggi ambientali. A darne notizia è stata BBC News Arabic, in collaborazione con SourceMaterial. A farne le spese sarebbero invece prima di tutto le barriere coralline presenti in questa zona, fortemente minacciate da questo inquinamento da petrolio.

Acque contaminate scaricate nel Mar Rosso: cosa sta succedendo

Da dove arrivano queste acque contaminate? Si tratterebbe dell’acqua di scarto portata in superficie durante i lavori di perforazione per l’estrazione di petrolio e di gas. E non si tratta di dosi ridotte: l’indagine stima che ogni giorno venga riversato nel Mar Rosso l’equivalente di 16 piscine olimpioniche di acqua altamente contaminata. L’inquinamento da petrolio di queste acque non sarebbe peraltro iniziato ieri. Andando a guardare le immagini satellitari della zona, infatti, è possibile individuare una macchia marrone larga anche più di 2 chilometri già dal 1985. Stando ai dati raccolti, l’acqua in questione, dopo essere stata pompata nelle fasi di trivellazione, verrebbe “ a malapena trattata”, per poi finire direttamente in mare.

Un’analisi approfondita delle immagini satellitari svela che la macchia conseguente al riversamento risulta visibili senza interruzioni dal 1998 in poi; diversi documenti scientifici dimostrano inoltre che i livelli medi di sostanze contaminante dell’acqua sono in aperta violazione delle norme ambientali egiziane. Ed è proprio dai dati relativi a una gara di appalto lanciata 2 anni fa per costruire un impianto di depurazione che escono i dati più preoccupanti: qui si legge infatti che l’acqua contaminata contiene 384 volte il livello di piombo consentito, e 115 volte il livello di ferro. Sono poi allarmanti anche i livelli di altre sostanze, come nichel, cromo e manganese, spesso superiori ai limiti posti dalla legge.

L’inquinamento da petrolio di Ras Shukeir

Ras Shukeir è attualmente nelle mani della Gupco, una società al 50% del governo egiziano e al 50% della Dragon Oil, con sede a Dubai. La Dragon Oil è subentrata nel 2019, acquistando la propria fetta dalla BP per 600 milioni di dollari circa. C’è chi suggerisce, come la deputata del Green Party britannico Caroline Lucas, che la vendita da parte di BP sia stata fatta proprio per disfarsi di un’attività altamente inquinante anziché mettere in ordine l’impianto..

Che cosa comporta questo continuo inquinamento da petrolio nel Mar Rosso? Guardando ai coralli, l’ecotossicologa della Brunel University di Londra Gera Troisi ha spiegato che «le sostanze chimiche che vengono riversate nell’acqua stanno privando di ossigeno la vita marina nelle vicine barriere coralline. La “richiesta biologica di ossigeno”, un indicatore dell’efficacia del trattamento delle acque reflue, è risultato fino a 34 volte oltre il limite legale. L’acqua contaminata sta quindi sottraendo ossigeno dall’acqua. Questo vuol dire che non c’è abbastanza ossigeno per specie come pesci e granchi, che saranno soffocati».