Stop Sea Drilling: la campagna di Legambiente
Inquinamento

No Oil – Stop Sea Drilling: Legambiente contro le trivellazioni nell’Adriatico

L’APPELLO. Quest’anno Goletta Verde, la nave di Legambiente che solca i mari per analizzare quanto sono inquinati, è partita il 20 giugno da Rovigno, dove ha partecipato alla mobilitazione internazionale contro le trivellazioni petrolifere che minacciano l’Adriatico. L’iniziativa si chiama No Oil – Stop Sea Drilling e vede la partecipazione oltre all’Italia di molti altri paesi, in particolar modo la Croazia. Come si legge nel comunicato: «Sono 36.823 i kmq del Mar Adriatico croato suddivisi in 29 macro aree da investigare per la ricerca di idrocarburi. Qui le aree interessate da attività di ricerca petrolifera ammontano a quasi 12.000 kmq. Sono 6 le piattaforme già attive per l’estrazione di greggio. Nell’Alto Adriatico italiano, invece, sono attive 39 concessioni per l’estrazione di gas, da cui si estrae il 70% del metano prodotto in Italia. La strada intrapresa da alcuni paesi, Croazia e Italia in primis, giustificata secondo la logica di incrementare la propria economia e la propria indipendenza energetica nazionale, è miope, di breve durata ed anacronistica. Le quantità di idrocarburi in gioco, infatti, inciderebbe di poco sull’economia e sull’indipendenza energetica dei singoli Stati, la maggior parte del guadagno andrebbe a compagnie private, che vedrebbero incrementare le proprie casse personali mentre i rischi e i possibili danni ricadrebbero sulla collettività.

UN MARE FRAGILE. Il Mar Adriatico è un ambiente estremamente fragile per le caratteristiche proprie di “mare chiuso” che definiscono un ecosistema molto importante e già messo a dura prova. In questo contesto si inseriscono le nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi, con il pesante impatto che avrebbero non solo sul’ecosistema marino, ma anche sulle attività che oggi costituiscono un’importante fonte di sussistenza, come la pesca e il turismo. Alla luce di tutto questo l’associazione ambientalista chiede che siano messe in campo azioni per uscire dal petrolio e per tutelare il mar Adriatico, al di là dei limiti territoriali nazionali, con un impegno unitario su alcuni punti:

  • fermare l’estrazione petrolifera nel mar Adriatico scegliendo invece un diverso sviluppo economico, sociale e ambientale;
  • richiedere comunque l’avvio della procedura di VAS transfrontaliera, coinvolgendo tutti i paesi costieri, per valutare l’impatto cumulativo delle attività di prospezione, ricerca e estrazione di idrocarburi;
  • promuovere un’economia fossil-free per un futuro pulito, efficiente e rinnovabile, aprendo prospettive di nuovi settori produttivi e con importanti ricadute anche occupazionali, oltre che ambientali. Questa è un’azione determinante nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici, su cui chiedere un impegno forte a livello internazionale già dalla prossima COP21, che si terrà a Parigi a dicembre 2015;
  • lanciare una vera e propria vertenza ambientale dell’Adriatico, che affonda le sue radici nella storia di una civiltà che ha visto il mare come elemento comune delle popolazioni costiere. Occorre innanzitutto ripartire dalla valorizzazione del patrimonio ambientale a beneficio delle comunità locali, del mare e del territorio;

La tutela della biodiversità marina passa attraverso il rilancio di un’economia legata ad una pesca sostenibile e la promozione di una nuova idea di turismo sostenibile.