Un campo arato
Italia

Legambiente presenta il manifesto della nuova agricoltura

VECCHIA E NUOVA AGRICOLTURA. Il secolo scorso ha rivoluzionato il settore agricolo: l’impiego di prodotti chimici e l’ingegneria genetica hanno consentito un balzo della produttività. Tutto ciò ha definitivamente allontananto lo spettro della fame dall’Occidente. Ma questo ha avuto un prezzo: il ricorso alla chimica di sintesi, alla selezione genetica e alla meccanizzazione ha compromesso gravemente gli ecosistemi. L’industrializzazione agricola è infatti fra i maggiori responsabili degli squilibri ambientali del pianeta: l’impoverimento del suolo, la deforestazione, i cambiamenti climatici e la minore disponibilità d’acqua sono in parte conseguenze dei nostri metodi di coltivazione. Ma l’agricoltura non mette in pericolo solo l’ambiente: i cibi contaminati da residui chimici possono essere dannosi anche per l’uomo.

IL MANIFESTO DI LEGAMBIENTE. Molti agricoltori italiani hanno già messo in campo un nuovo tipo di agricoltura. Legambiente auspica che questo nuovo modello venga adottato da tutte le aziende, attingendo sia alle nuove tecnologie sia agli antichi saperi della cultura rurale. Per questo ha pubblicato il Manifesto della nuova agricoltura, un’agricoltura che «può essere il più importante alleato per le attuali sfide ambientali e per lo sviluppo dell’economia verde». L’agricoltura che sogna Legambiente deve garantire cibo buono e salutare, deve tutelare l’ambiente, ma anche i saperi e i sapori del nostro territorio. Per raggiungere questi obbiettivi sarà necessario ridurre l’uso di sostanze chimiche, lo spreco di energia, le emissioni dei trasporti e la produzione di rifiuti. Non è un lontano miraggio: il connubio tra rispetto dell’ambiente e innovazione è già attivo in moltissime aziende biologiche e biodinamiche italiane.